A cura della Redazione

Omicidio della mamma coraggio Matilde Sorrentino: fissato il processo d'appello per Francesco Tamarisco.

Dopo la condanna all'ergastolo arrivata in primo grado in Corte d'Assise a Napoli come mandante dell'efferato delitto, i legali di Tamarisco hanno proposto appello contro la sentenza che ha disposto il carcere a vita, come richiesto dalla Procura di Torre Annunziata.

L'omicidio fu una «punizione esemplare» contro «una donna che aveva avuto il solo torto di sporcare la sua immagine». Un'azione mossa da un «sentimento spregevole». Con queste motivazioni, la prima sezione penale della Corte d'Assise di Napoli (presidente estensore Antonio Palumbo, giudice Giuseppe Sassone) il 21 dicembre 2021 ha condannato all'ergastolo Francesco Tamarisco, narcotrafficante della famiglia dei «Nardielli» di Torre Annunziata, ritenuto il mandante dell'omicidio della donna che, con le sue denunce, a fine anni '90 aveva scalfito il muro di omertà che regnava nel rione Poverelli e nella scuola degli orrori e, insieme ad altre mamme, denunciò i pedofili che avevano violentato diversi bambini di quell'istituto.

Tra le persone identificate dai bambini e accusate dalla stessa Matilde Sorrentino c'era pure Francesco Tamarisco, che per quei fatti fu condannato in primo grado a dieci anni di reclusione e poi assolto in Appello.

Tamarisco fu riconosciuto dai bambini all'interno della casa di uno dei pedofili «prima che iniziassero le violenze», orrori che venivano anche filmati. Quelle accuse, secondo la Corte, potevano «minare irrimediabilmente il prestigio e la repuzione di un capo» com'era considerato Tamarisco negli ambienti criminali e in particolare nel rione Poverelli.

«La vicenda pedofilia non poteva non rappresentare per Tamarisco una macchia indelebile cui porre necessariamente rimedio» è il terribile movente di quell'efferato omicidio avvenuto il 26 marzo 2004 al parco Trento di Torre Annunziata. Per quel delitto, sta scontando l'ergastolo – da irriducibile – l'esecutore materiale Alfredo Gallo, a cui è legata gran parte dell'accusa: secondo la Procura di Torre Annunziata (guidata dal procuratore Nunzio Fragliasso, in aula rappresentata dall'allora aggiunto Pierpaolo Filippelli), i Tamarisco avrebbero garantito un vitalizio al killer in cambio del silenzio.