A cura della Redazione

Quattordici condanne e due assoluzioni. Il nuovo clan Gionta ruotava ancora attorno alla figura del capo indiscusso Valentino, da oltre trent'anni al 41-bis per scontare un ergastolo.

A stabilirlo è la sentenza emessa ieri mattina dal Gup del Tribunale di Napoli, che ha condannato ancora una volta Valentino Gionta, 70enne boss di Torre Annunziata, a 13 anni di reclusione.

I fatti risalgono al periodo 2020-21, quando erano tornati liberi pezzi da novanta e familiari stretti del capoclan. Condanna anche per la figlia Teresa Gionta (11 anni di reclusione) e il genero Giuseppe Carpentieri, al quale è andata la pena più elevata: 16 anni e mezzo di carcere. Nove anni di reclusione anche l'altro Valentino Gionta «junior», lui classe 1983, figlio del fratello del capoclan.

Oltre un secolo totale di carcere per i vari imputati, tra storici e nuovi affiliati.

Tra i nuovi spicca il nome di Antonio Cirillo, di recente condannato a 23 anni di carcere come autore materiale dell'omicidio di Maurizio Cerrato, accoltellato a morte per una vendetta per un parcheggio: per lui una nuova condanna a 8 anni e 8 mesi di reclusione per camorra. Per Ciro Coppola, 20enne a processo per l'omicidio di Francesco Immobile (agguato consumato di domenica mattina nel piazzale della chiesa a settembre 2021), è arrivata la condanna a 7 anni e 4 mesi. Dovranno scontare 12 anni e 8 mesi di carcere ciascuno ciascuno gli storici affiliati Alfredo Della Grotta e Salvatore Aniello Palumbo11 anni e 4 mesi a Angelo e Salvatore Palumbo8 anni a Antonio Palumbo5 anni e mezzo a Luigi Esposito.

Inoltre, condannato a 4 anni di reclusione anche il rampollo del clan Gallo-Cavalieri, Michele Colonia, mentre spiccano i 14 anni inflitti a Luca Cherillo, ritenuto uno dei boss del Quarto Sistema di camorra del rione Penniniello. Infine, assolti Michele Guarro (avvocato Maria Palmieri) e Immacolata Salvatore, moglie di Pasquale Gionta (terzogenito del capoclan Valentino) assistita dall'avvocato Antonio Iorio.