A cura della Redazione

Maxi operazione in Italia e all'estero contro il riciclaggio di denaro provento del traffico internazionale di stupefacenti. Oltre 40 arresti, sequestrati beni per decine di milioni di euro.

I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Trento - coadiuvati da personale dello S.C.I.C.O. e da numerosi Reparti territoriali del Corpo sul territorio nazionale, insieme alla squadra di polizia giudiziaria della Procura Distrettuale di Trento con l’ausilio di funzionari dell’Agenzia EUROPOL - hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 42 soggetti, di cui 5 all’estero (Colombia e Spagna) ed il sequestro di oltre 18,5 milioni di euro tra somme su conti correnti, beni immobili e veicoli.

L'inchiesta è stata coordinata dalla DDA-Antiterrorismo di Trento. Complessivamente, l’indagine vede il coinvolgimento di 47 soggetti, di cui 26 di nazionalità estera (Colombia, Marocco, Albania e Siria), ritenuti a vario titolo responsabili di aver partecipato o concorso ad un’articolata associazione per delinquere a carattere transazionale dedita al riciclaggio di denaro derivante dal traffico internazionale di sostanze stupefacente in favore dai cartelli sud-americani.

Le investigazioni, svolte dal G.I.C.O. del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme Gialle di Trento, hanno avuto origine da un'operazione che visto l'impiego di una agente delle Fiamme Gialle sotto copertura, inflitratosi all’interno della fitta rete di broker internazionali al servizio dei cartelli sud-americani, nell'ambito di un accordo tra gruppi criminali che coinvolgeva i rappresentati della mafia siciliana, la 'ndrangheta calabrese e altre strutture criminali organizzate, grazie ad una ramificata rete di collaboratori e facilitatori.

L'investigatore "undercover", anziché intervenire sulle movimentazioni degli stupefacenti, si è concentrato su quelle del denaro (secondo l'insegnamento di Giovanni Falcone), smascherando così il meccanismo di riciclaggio. I cartelli sud-americani cedevano la droga alle organizzazioni crriminali italiane "a credito". Una volta "spacciata" nelle diverse piazze italiane, il ricavato veniva consegnato ai "corrieri". Questi lo trasferivano, poi, ai "prelevatori". Dopo il deposito sui conti correnti, le ingenti somme introitate erano "bonificate" (in dollari) ad aziende - scelte dalla "rete" di supporto dei cartelli - sparse in giro per il mondo (Cina, USA, Honk Kong e Turchia) operanti nel settore della commercializzazione di prodotti elettronici (in particolare smartphones) e di lusso (orologi). Le società procedevano quindi alla spedizione dei prodotti verso i clienti sud-americani, i quali pagavano (in pesos) il prezzo dei prodotti direttamente alla “rete dei broker” di supporto ai cartelli colombiani, così permettendo a questi ultimi, con la consegna delle somme alle consorterie criminali, di ottenere il denaro, oramai ripulito, in moneta locale

Sono stati monitorati 42 episodi di raccolta di denaro (operazioni cosiddette di “money pick up”), per un totale di circa 18,5 milioni di euro, avvenuti, previ accordi su sistemi di messaggistica criptati, su tutto il territorio nazionale, spesso in località poco frequentate per non destare sospetti.

In Italia, i provvedimenti cautelari sono stati notificati nelle province di Bologna, Brescia, Firenze, Matera, Milano, Napoli, Perugia, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Rieti, Roma e Torino, nonché, grazie al supporto dell’organo di cooperazione giudiziario europeo EUROJUST e l’ausilio di funzionari dell’Agenzia EUROPOL, anche in Colombia e Spagna.