A cura della Redazione

Due aziende sequetsrate dai carabinieri del Gruppo Tutela Ambientale di Napoli a Sant'Antonio Abate e Poggiomarino.

I rispettivi rappresentanti legali sono accusati di reati ambientali, in particolare scarico abusivo di reflui industriali, violazione delle prescrizioni in materia di Autorizzazione Integrata Ambientale e gestione di rifiuti non autorizzata. In ultimo, devono rispondere anche di impedimento al controllo.

L'indagine è stata coordinata dalla Procura di Torre Annunziata, che ormai da anni conduce la sua battaglia contro gli sversamenti illegali nel fiume Sarno, in special modo operati da siti industriali ubicati lungo il territorio che costeggia il fiume ed i suoi affluenti.

Il 27 ottobre scorso, inoltre, a Striano, sempre in provincia di Napoli, era stata sequestrata un'altra azienda per le stesse violazioni.

Il NOE dei carabinieri di Napoli, unitamente al personale ARPAC, hanno effettuato delle ispezioni nelle due aziende, quella abatese e quella poggiomarinese, operanti nel settore della produzione/lavorazione e commercializzazione di conserve alimentari. Mentra la ditta di Striano era attiva in quello della sabbiatura e della verniciatura di metalli. L'azienda di Poggiomarino, inoltre, era già stata sottoposta a sequestro preventivo un anno fa, sempre per le stesse fattispecie.

Nei tre siti controllati, sono stati constatati il deposito incontrollato e l'abbandono di rifiuti urbani indifferenziati e speciali, anche pericolosi, stoccati su aree non pavimentate, e le cui acque di dilavamento venivano sversate direttamente nella fognatura pubblica, in sostanza nel fiume, senza alcun preventivo processo di depurazione.

Attrraverso la fluorescina, poi, i militari dell'Arma e i tecnici ARPAC hanno appurato che il percorso dei reflui industriali, contenenti anche sostanze nocive, conduceva nel sistema fognario pubblico e, quindi, nel Sarno.

Accertata, ancora, l'esistenza di by-pass realizzati per evitare i costosi processi di depurazione, e finalizzati ad ostacolare i controlli in merito sia agli sversamenti che alle modalità di smaltimento dei reflui.

Infine, ravvisato il superamento dei parametri-limite previsti dalla normativa per gli scarichi nei corsi d'acqua, con particolare riferimento all'azoto nitrico, ai residui solidi sospesi e all'escherichia coli.

Gli impianti di depurazione - hanno constatato i carabinieri - erano presenti nei tre siti industriali ma del tutto fermi da tempo e dunque inattivi, con la conseguenza che nessun processo depurativo veniva effettuato a monte dello scarico dei reflui che, in tal modo, finivano nel fiume Sarno concorrendo ad accrescere il suo già abnorme stato di inquinamento.

Sino ad ora, la task-force ambientale creata dalla Procura oplontina ha portato all'effettuazione di 292 controlli, oltre la metà dei quali con esito di non conformità (156), al sequestro di 45 impianti industraili (totale o parziale), all'irrogazione di 29 sanzioni amministrative, alla denuncia in stato di libertà di ben 179 persone e all'arresto di 2 per una pluralità di reati ambientali, anche quello di inquinamento.