A cura della Redazione

“Era una giornata come tante altre, e si è trasformata in una vera e propria via Crucis per me e per mio figlio Jacopo di soli 9 anni. Ho toccato con mano la drammatica situazione della sanità campana, e nel contempo, ho maturato la convinzione che esistono - vivaddio - ancora medici che svolgono il loro lavoro tenendo ben impresso il giuramento di Ippocrate”.

Il viso di Cinzia Profita, torrese doc, collega giornalista e volto televisivo familiare specie nell’ambito sportivo, non riesce a nascondere, il turbinio di sensazioni che ha attraversato il suo animo sensibile in quei concitati momenti, durante i quali una madre cerca disperatamente un senso, e soprattutto una soluzione per tutto quello che le sta accadendo. Ma neanche lei avrebbe immaginato l’incredibile odissea che stava per cominciare. L’impossibilità di reperire subito una ambulanza, ha reso la situazione ancora più complicata.

Prima tappa, l'ospedale 'Maresca' di Torre del Greco

"Tutto è cominciato - spiega Cinzia - quando mio figlio Jacopo, mentre svolge attività fisica, cade e batte violentemente il braccio a terra. Dalle sue lacrime di dolore, mi accorgo subito che si tratta di una frattura del polso. Il dolore in pochi minuti si fa sempre più lancinante e da madre, è come se mio figlio me lo stesse trasferendo. Attimi terribili. Mi metto subito in macchina. L’impossibilità di rivolgermi al pronto soccorso di Boscotrecase, chiuso, mi conduce al presidio ospedaliero del “Maresca” di Torre Del Greco. Qui mi dicono che non possono intervenire, per una motivazione allucinante. Se non fosse per la situazione grave, ci sarebbe da ridere: manca l’ortopedico! Raccolgo quel poco di calma e sangue freddo che mi sono rimasti, per organizzarmi, ma il dolore di mio figlio e le sue lacrime mi mettono a dura prova”. Cinzia e Jacopo si rimettono in macchina, mentre il dolore del bimbo si fa sempre più insopportabile. La corsa pazza per i nosocomi alla ricerca di una soluzione prevede una tappa a Castellammare, all’ospedale San Leonardo.

Seconda tappa, l'ospedale San Leonardo di Castellammare

Cinzia riprende il suo racconto mentre il suo viso assume i connotati di una pellicola dove è facile distinguere tutti quei concitati momenti. “Ho raggiunto - riprende Cinzia - speranzosa l’ospedale di Castellammare. Neanche il tempo di entrare che ricevo l’ennesima doccia fredda. Con il cuore in gola e quelle poche forze che mi sono rimaste, chiedo subito l’intervento di un ortopedico. Mi dicono con tutta la calma del mondo, che l’ortopedico in quel momento non poteva visitare mio figlio perché impegnato in sala operatoria! E mi suggeriscono - continua - di rimettermi in macchina e di raggiungere subito l’ospedale “Santobonodi Napoli, specializzato proprio per il soccorso ai bambini”.

Il pensiero di Cinzia, corre al periodo della piena emergenza Covid, quando un medico pronto a fare tamponi o punture lo si trovava sempre: “Mi chiedo - attacca Cinzia - come mai in piena pandemia, gli hub vaccinali che la notte non c’erano, la mattina seguente erano stati magicamente predisposti negli ospedali e all’esterno di essi. Come mai - si chiede - i medici inoculatori erano presenti in ogni angolo a disposizione? Lo trovavi anche sulla battigia, o nelle acque del mare più agitato. E ora? Per un bambino di 9 anni, che piange disperato, non c’è un solo medico a disposizione? La sanità nazionale ha perso tutta la sua credibilità”.

Spunta finalmete la figura di un ortopedico... E' il dottor Roberto Cirillo

Sono momenti interminabili. Cinzia guarda il suo bambino consapevole di fronte al dolore e alle lacrime, della situazione di impotenza e di rabbia crescente.  Ma quando la preoccupazione e l’ansia stanno assumendo i contorni della disperazione, ecco il destino che si presenta puntuale all’appuntamento, e lo fa assumendo le sembianze di uomo in camice: un medico.

“Mentre le mie lacrime – riprende la Profita – si mischiano con quelle di Jacopo, vedo spuntare la figura di un medico, in camice, di un uomo stanco. Le ore di intenso e duro lavoro, sembra portarle addosso, attaccate a quel camice. Era evidente, che il suo turno era terminato, ma la missione di medico lo ha spinto verso di me e il mio bambino. Quell’uomo è il giovane dottore Roberto Cirillo, primario del reparto di ortopedia dell’ospedale di Castellammare di Stabia. In pochi minuti - continua Cinzia - con grande serenità registra mio figlio, predispone tutte le operazioni di manovra dell’arto, e dopo averle concluse, ingessa mio figlio con una cura amorevole. In quel momento - confessa Cinzia - agli occhi di Jacopo, dopo tanta sofferenza, quella figura è stata vissuta come un supereroe della Marvel pronto a portarlo in salvo. Ho visto dal vivo, la deontologia, la professionalità e la sensibilità di un uomo, che ricorda tutti i santi giorni il giuramento di Ippocrate. Il dottore Cirillo mi ha tolto da una grande inquietudine. Desidero manifestare tutta la mia stima verso questo professionista, da mamma, da giornalista e da docente. Con questi medici, c’è da sperare in un futuro roseo per la sanità, soprattutto per i bambini che hanno il diritto di sognare un mondo migliore”.

(Nella foto in alto, l'ospedale San Leonardo. Nella foto sopra, la giornalista Cinzia Profita e il dottore Roberto Crillo)

MAUSAN