A cura della Redazione
Dov’è la sinistra torrese? O, per meglio dire, dov’è finita quella sinistra non diessina che non ha intenzione di confluire nel Partito Democratico? Nella nostra città i socialisti dello Sdi e del Nuovo Psi, insieme nella lista “Unità Socialista” alle scorse elezioni comunali, sembrano ripiegati su se stessi e incapaci di reagire alla “batosta” scaturita dal voto. Un risultato deludente, reso ancora più amaro dal fatto che per pochi voti non sono riusciti ad assicurarsi almeno un consigliere comunale. E per di più, rispetto alle elezioni comunali del 2005, lo Sdi è stato abbandonato dai tre consiglieri allora eletti. Prima Pietro Lucibelli, confluito nei Ds ed eletto a maggio in questo partito, poi Ciro Portoghese, eletto in Forza Italia ma poi candidatosi alle recenti primarie per il Partito Democratico, formazione politica alla quale intende aderire, e infine Francesco Porcelli che ha appoggiato il Pd, sempre nelle primarie. Un partito, i Socialisti Democratici, privati della loro rappresentanza istituzionale, quindi senza nè consiglieri e nè assessori, e senza nemmeno una strategia di rilancio dell’azione politica per ritornare ad assumere il ruolo ed il prestigio che meritano nello scenario torrese. Eppure gli spazi di manovra ci sarebbero, sia sul versante del PD (potrebbero attrarre quegli elettori riformisti e laici dei Ds che non condividono la scelta di unirsi alla Margherita), sia su quello del Psdi, proponendo a questo partito un’unità di azione, in vista di un’unità politica che potrebbe verificarsi in seguito, magari alle elezioni provinciali del 2009. Infatti, a Torre, ci troviamo di fronte ad una vera e propria “anomalia socialista”, con uno Sdi debole nella nostra città ma presente in modo capillare su tutto il territorio provinciale e regionale e con una rappresentanza istituzionale significativa a questi due livelli, e un Psdi forte (ha eletto ben quattro consiglieri comunali alle ultime elezioni), ma presente a “macchia di leopardo” nella provincia di Napoli e nella regione Campania e senza alcuna rappresentanza istituzionale alla Provincia o alla Regione. La loro unità di azione e politica potrebbe produrre dei vantaggi reciproci e consentire, a questi partiti, di avere concrete possibilità di eleggere, nel 2009, un consigliere provinciale torrese nel nostro collegio. Ma, per fare ciò, occorre superare pregiudiziali, incomprensioni personali, desiderio di supremazia dell’uno sull’altro per trovare una solida intesa e un’autorevole candidatura che accontenti entrambi i partiti. Ma passiamo ora ad un’altra sinistra, smarrita, quella radicale, rappresentata dal Prc, dal PdCI, dai Verdi e dalla Sinistra Democratica. Rifondazione Comunista è stata l’unica, tra queste formazioni politiche a riuscire ad eleggere un consigliere comunale (Raffaele Polimeno) che, però, si è dimesso subito, lasciando così senza rappresentanza in consiglio comunale il Prc, che non ha riconosciuto il subentrante Domenico De Vito. Quindi l’assessore di riferimento del partito di Bertinotti e Giordano, Massimo Manna, è stato lasciato solo e “appeso ad un filo”, anche se sostenuto con forza dal sindaco Giosuè Starita che non intende “dimissionarlo” per sostituirlo con un esponente di un altro partito. Il PdCI, invece, ha pagato lo scotto di non aver voluto, o meglio potuto, attuare “l’unità comunista” (ed in questo, in verità, le colpe andrebbero divise con il Prc che ha fatto “resistenza” su questo versante); ciò avrebbe assicurato una rappresentanza certa, a livello di consiglio comunale e di giunta, sia a Rifondazione che ai Comunisti Italiani. Questi ultimi hanno commesso, insomma, lo stesso errore del 2005, quando invece di riunirsi ai Verdi, avrebbero dovuto privilegiare, in quelle elezioni comunali, l’unità con i “compagni” di Rifondazione. Quanto ai Verdi, essi hanno pagato lo scotto di “alleanze ballerine”, passando da quelle con il PdCI nel 2005 a quella “strana scelta” di unirsi ai Repubblicani Democratici nel 2007, perdendo così la loro identità di ambientalisti per diluirsi in contenitori diversi. Meglio sarebbe stato (visto che da soli non riescono nell’intento di far eleggere un proprio consigliere comunale) se avessero candidato nei Ds o nello Sdi un loro esponente, sul quale far confluire tutti i “voti verdi”. Ma, ormai, la frittata è fatta. La Sinistra Democratica è l’unica a non aver colpe, in quanto solo recentemente si è “scissa” dai Ds, perchè non ha condiviso la scelta del Partito Democratico. Ora, però, cosa intendono fare questi quattro partiti? Perchè non mettono subito in campo un’iniziativa politica che li vede riuniti e che anticipi, in un certo qual modo, quello che avverrà tra qualche mese a livello nazionale? Ci sono all’interno di queste formazioni politiche energie giovani e uomini di esperienza (due ex assessori guardano con forte simpatia a questo progetto politico) che possono consentire una riscossa sicura alla sinistra radicale, che finalmente deve aver compreso che “divisi si perde, uniti si vince”. Insomma, grazie al processo di semplificazione del panorama politico messo in moto dal Partito Democratico, che a Torre vede uniti Ds, Margherita, Repubblicani Democratici e pezzi della società civile e che forse coinvolgerà anche l’Italia di Mezzo e l’Italia dei Valori, anche sul versante della sinistra riformista socialista e su quello della sinistra radicale e ambientalista, si può attuare un analogo processo. Con un grande vantaggio per gli elettori torresi che al momento del voto non si troveranno più davanti un centrosinistra diviso in una decina di partiti e partitini, ma solamente tre formazioni politiche (PD, socialisti e sinistra radicale), in attesa di conoscere cosa farà l’Udeur. A Torre Annunziata, il Partito Democratico ha dato l’esempio, mettendo in movimento la politica e coinvolgendo nelle primarie migliaia di cittadini. Ora tocca ai socialisti ed alla sinistra radicale smetterla di leccarsi le ferite, scrollarsi di dosso vittimismo e rassegnazione, riprendere con forza e decisione l’iniziativa politica e guardare al futuro, per ritornare ad essere degni della grande tradizione socialista, comunista e ambientalista che è alle loro spalle. SALVATORE CARDONE