A cura della Redazione
Prc, Bertinotti lascia. Il partito a Ferrero e Grassi Cala il sipario sulla stagione del Prc segnata da Fuasto Bertinotti. Nel giorno della resa dei conti in Rifondazione, va in scena l´ultimo atto della tragedia politica iniziata con la batosta elettorale. Si dimette il gruppo dirigente guidato da Franco Giordano, prevale una nuova maggioranza capitanata da Paolo Ferrero d´intesa con Claudio Grassi, leader di Essere comunisti. A guidare il partito, in vista del congresso straordinario fissato per il 17-20 luglio, sarà un comitato di garanzia, frutto di un compromesso tra le diverse anime del Prc, dove ad avere la maggioranza di rappresentanti è il duo Ferrero-Grassi. Il d-day di Rifondazione inizia molto presto. Anzi, a vedere le facce stanche di molti dirigenti, la discussione non si è mai interrotta. Dopo il nulla di fatto di ieri, la trattativa per evitare la spaccatura è proseguita nella notte. In una lunga riunione a cui hanno partecipato rappresentanti delle due fazioni si è cercato fino a un attimo prima del voto di trovare un accordo. Ma senza successo. A tentare l"ultima mediazione ci ha provato alla fine lo stesso segretario uscente, chiamando in un angolo Ferrero. Venti minuti di discussione e l´ennesimo nulla di fatto. L´unico compromesso raggiunto tra i contendenti riguarda il dispositivo comune ai due documenti, con le regole per la gestione del partito fino al congresso di luglio. Poi, arriva il momento del moto, che consegna la vittoria alla nuova maggioranza di Ferrero, 98 voti contro 70. Un risultato meno netto di quanto non dicano i numeri, visto che a pesare sull´esito della conta è il contributo dato da Claudio Grassi, leader della minoranza di Essere Comunisti: 38 voti sui 98 totali. E così i ´bertinottiani´, malgrado i 70 voti ottenuti, vedono il bicchiere mezzo pieno: "Sono fiducioso per il congresso - dice Giordano - il documento di Ferrero non contiene i capisaldi della nostra cultura, mi sembra più un cartello elettorale". Il vincitore preferisce mettere uno stop alle polemiche e concentrarsi sul risultato: "Da oggi il partito ha una linea politica dobbiamo lavorare per rilanciare Rifondazione". Per la neo maggioranza però il cammino si preannuncia in salita. Grassi ci tiene a sottolineare il contributo di Essere Comunisti, ma Alfio Nicotra, uomo vicino a Ferrero, mette le mani avanti: "Noi puntiamo al dialogo e il risultato di oggi non delinea l´alleanza del congresso. Credo che sia difficile un´alleanza con Grassi perché proveniamo da culture diverse". Prima di lasciare la prima linea, è però Giordano a togliersi qualche sassolino. Il segretario che lascia difende la linea politica dettata da Bertinotti al congresso di Venezia e respinge al mittente le accuse che nel corso della giornata sono rivolte all´ex candidato premier della Cosa rossa, assente alla riunione e da giorni in un silenzio assoluto. "Io mi dimetto per la sconfitta elettorale", dice emozionato dal palco Giordano. E poi, rivolgendosi a Ferrero, attacca: "Paolo, te lo dico con sincerità: non posso dimettermi a causa di una cultura del sospetto". Bocciata l´idea di una costituente comunista con Oliviero Diliberto, Giordano invita a un´ultima riflessione: "Il problema non è conservare l´esistente ma investire in un progetto nuovo a partire dal Prc". La battaglia quindi è rinviata a luglio, quando a sfidare Ferrero ci sarà con ogni probabilità il governatore della Puglia Nichi Vendola. Un passaggio di consegne che Giordano sottolinea dal palco, al momento dell´addio, quando dedica a Vendola l´abbraccio più lungo. ANSA