A cura della Redazione

Pochi giorni, ed il cammino del Napoli in Serie A potrà riprendere, dopo la pausa per le Nazionali. Trasferta insidiosa per i Sarri boys, che dovranno affrontare il Bologna allo stadio Renato Dall’Ara, per una gara che si preannuncia tutt’altro che scontata. Non inganni la goleada della scorsa stagione (finì 1-7 per gli azzurri), la sfida non è di facile lettura e può prestare diverse sorprese. Di questo ed altro abbiamo parlato con il doppio ex Gyorgy Garics che, nonostante la sua non lunghissima permanenza in azzurro (2006-2008) ha vissuto diverse emozioni a Napoli. Attualmente in forza all’Imolese Calcio, ambiziosa società che milita nel campionato di Serie D, l’ex terzino azzurro ha rilasciato una lunga intervista a torresette.news, mette a nudo le sue emozioni ed esprimendo un parere su Napoli, Var e progetti futuri.

Gyorgy Garics, il tuo nome in Italia è legato ad Atalanta, Bologna e Napoli. Azzurri e felsinei si affronteranno domenica, per te è una sfida speciale. Ti senti di azzardare un pronostico?

«Guardando la lista dei giocatori a disposizione non c’è il minimo dubbio riguardo ciò che sarà l’andamento della partita, ma nel calcio non bisogna dare niente per scontato. In effetti, quando vestivo la casacca azzurra e dovevamo giocare al Dall’Ara era sempre difficile, stessa cosa al mio ritorno al San Paolo da rossoblu. Sono fiducioso per gli azzurri, la qualità della loro rosa è innegabile, però c’è sempre una piccola percentuale di chance per i padroni di casa. Non dimentichiamo che lo scorso anno la squadra partenopea riportò una vittoria più che schiacciante a Bologna (1-7, ndr) e negli uomini di Donadoni è ancora forte questo ricordo. Ogni match ha un capitolo a sé, può realmente succedere di tutto».

Due sole stagioni nel tuo passato napoletano ma le emozioni non sono mancate. Ricordi qualche aneddoto in particolare che ti è rimasto maggiormente impresso in quel periodo?

«Le mie due annate napoletane mi hanno dato molto. Al mio arrivo a Napoli ero alla mia prima stagione in Italia, quindi la ricordo sempre con maggior piacere. Il match di esordio con la maglia azzurra, la prima partita in Serie A, la promozione in A dopo la sfida col Genoa, senza dimenticare le vittorie contro Inter, Milan e Juve. Sono tutte grandi emozioni, difficile trovare un solo evento in particolare. L’affetto dei tifosi poi è qualcosa di fantastico, quella maglia ti resta dentro, non la dimentichi più».

Qual è la tua idea su questo Napoli, intraprendente nel gioco ma deficitario nei momenti clou della stagione? Cosa manca ancora, a tuo parere, per raggiungere il traguardo decisivo, avversarie permettendo?

«Il Napoli in questi anni è cresciuto davvero tanto, ed è inevitabile pensare in grande e lottare per grandi obiettivi. Non sono d’accordo, però, con chi sostiene che il team azzurro “stacchi la spina” nei momenti importanti della stagione. Mister Sarri ha fame di vittorie, Hamsik è un giocatore dalla grande esperienza e che tiene molto alla maglia, dubito che loro, insieme agli altri tesserati, abbiano interesse nel fermarsi. La differenza con la Juve sta nella continuità. Gli azzurri giocano bene, il difficile però è giocare bene in trentotto partite a stagione, ma questa è un’esclusiva peculiarità dei grandi campioni. Si deve lavorare solo sulla continuità, gli azzurri hanno già dimostrato di saper lottare con la Juve per primeggiare in Italia. La prima avversaria dei bianconeri, infatti, è proprio il Napoli».  

In che modo un calciatore della tua esperienza vive i repentini cambiamenti del calcio moderno? Ritieni che il Var risolverà le varie polemiche arbitrali oppure ne creerà altre?

«Sono contrario al Var, perché toglie emozioni e naturalezza al calcio. Siamo alla seconda giornata di campionato e questa tecnologia ha già creato diverse polemiche, invece di stemperare la tensione. Basti vedere cosa è successo a Benevento la settimana scorsa, ed a Bologna contro il Torino. Non è possibile che magari io, dopo aver segnato una rete dubbia, debba aspettare mezzo minuto per capire se esultare oppure no. Non ci sono più il brivido dell’indecisione del direttore di gara e soprattutto gli errori, che sono umani e ci possono stare. A mio parere il Var è una pagliacciata e già sta creando polemiche».

L’ultima domanda è sul tuo presente, il passaggio estivo all’Imolese in Serie D. Cosa ti ha portato in questa piazza e quali sono i tuoi obiettivi stagionali?

«Il mio passaggio ad Imola è stato dettato da una mia precisa scelta di vita, dal momento che c’era bisogno che mi avvicinassi maggiormente alla mia famiglia. La vita ci impone determinate decisioni, ma questo mio ritorno mi ha consentito di abbracciare questa nuova sfida, seppur non in una categoria di prima fascia. Sono fiducioso in una società molto intraprendente e decisa a raggiungere grandi traguardi. Sicuramente può apparire insolito che, dopo varie esperienze fra serie A, serie B, Champions' ed anche all’estero, io abbracci un progetto scendendo di categoria ma sono accattivato da questa nuova avventura. Sono anche convinto che per un giocatore è meglio avere possibilità di scelta, poter scegliere quando lasciare e non essere lasciato. Il mio obiettivo con questa nuova maglia è vincere il campionato di Serie D e ritornare così tra i professionisti. Sono molto motivato e sento la fiducia della piazza nei nostri confronti».

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