A cura della Redazione

Si è chiuso con la vittoria di Novak Djokovic contro Dominic Thiem il primo slam della stagione 2020, l'Australian Open. Finite le celebrazioni per il serbo, capace di conquistare il suo ottavo titolo a Melbourne (record assoluti) al termine di cinque combattutissimi set, è tempo di bilanci per gli italiani scesi in campo, protagonisti di prestazioni in chiaroscuro. Proviamo ad analizzarle e a capire cosa non ha funzionato.

Dopo la semifinale agli US Open e il primo storico match vinto alle ATP Finals le aspettative su Matteo Berrettini erano altissime. Forse troppo per un ragazzo che appena un anno fa iniziava ad affacciarsi tra i “grandi” del tennis mondiale. Il 24enne romano partiva con l'ottava posizione nel ranking ma dopo aver battuto Harris in tre comodi set al primo turno, si è dovuto subito arrendere alla rivelazione Sandgren (arrivato fino ai quarti, poi persi contro Federer) perdendo 7-5 al quinto. Complice un guaio fisico alla caviglia e un problema ancora da risolvere ai muscoli addominali, l'azzurro non ha dato il meglio di sé ed è stato il primo top ten a uscire così presto.

Grandissima attesa c'era anche per Jannik Sinner, fresco vincitore delle ATP Next Gen e nuova speranza del tennis tricolore. Il giovane altoatesino è invece uscito al secondo turno contro un avversario decisamente alla portata come Marton Fucsovics, meno talentuoso ma decisamente più esperto con i suoi 28 anni. È finita con un netto 3 a 0 per l'ungherese (6-4, 6-4, 6-3 il punteggio) ma resta la gioia per la prima vittoria in carriera in uno slam, quella del primo turno contro Max Purcell. Sarebbe stato forse troppo chiedere di più a un ragazzo di 18 anni che continua ancora ad alternare l'attività ATP con quella Challenger e che è appena entrato nei 100 più forti al mondo. Il futuro, però, è decisamente suo. A certificare il suo talento sono arrivati anche i complimenti di due mostri sacri come John McEnroe e Roger Federer, stupiti dalla sua maturità e dalla varietà dei suoi colpi.

Forse più attese, ma non per questo meno dolorose, le uscite al primo turno di Sonego, Cecchinato, Caruso, Giustino e Travaglia. Qui dobbiamo fare una piccola distinzione. I primi due, seppur di fronte a campioni come Kyrgios e Zverev, hanno ben figurato, creando non pochi grattacapi ai ben più quotati avversari, al di là dei 3 a 0 subiti. Resistenza decisamente minore, invece, per Caruso e Giustino, eliminati facilmente da Tsitsipas e dal redivivo Raonic. Qualche rammarico in più per Travaglia che era apparso in un ottimo momento di condizione all'ATP Cup ma si è dovuto arrendere al giovane cileno Garin.

Nel torneo che ha visto Nadal cadere con Thiem e non riuscire a ribaltare i pronostici che lo vedevano alle spalle di Djokovic tra i favoriti della vigilia, sono stati i veterani Seppi, Fognini e Giorgi a mostrare le cose migliori e a tenere alto il nome del tennis italiano.

Andreas, arrivato alla soglia dei 36 anni, è sembrato di nuovo il tennista capace di battere Roger Federer su questi campi nel 2015 e dopo aver sconfitto il giovane Kecmanovic al primo turno, ha costretto nel secondo Stan Wawrinka a una battaglia lunga cinque durissimi set. Alla fine ha prevalso il maggior tasso tecnico dello svizzero ma il bolzanino è pronto ad affrontare il resto della stagione con rinnovato entusiasmo.

Fabio Fognini è stato come sempre croce e delizia. Arrivato agli Australian Open circondato da un discreto scetticismo e reduce da una fine 2019 tutt'altro che indimenticabile, il ligure ha invece sorpreso, salendo fino agli ottavi dopo aver battuto Reilly Opelka e Jordan Thompson nei primi due turni (entrambi in 5 tiratissimi set) e Guido Pella nei sedicesimi. A fermare la sua corsa verso i quarti la rivelazione Tennys Sandgren. Quella con lo statunitense è stata una partita che merita considerazioni a parte. Perso il primo set al tie break, l'azzurro ha avuto uno dei suoi soliti cali psicologici nel secondo parziale, dove si è arreso per 7 a 5. Nel terzo la storia è cambiata e il tennista di Arma di Taggia non ha lasciato scampo al rivale, imponendosi per 7 a 2 nel tie break. Soltanto un’inattesa battuta a vuoto nel quarto gli ha impedito di conquistare i quarti di finale in cui se la sarebbe dovuta vedere contro Roger Federer.

Dopo un anno estremamente complesso è tornata a sorridere anche Camila Giorgi, numero uno del nostro tennis femminile. La 28enne di Macerata ha superato senza fatica la tedesca Lottner al primo round (punteggio 6-3, 6-3) e ha dominato la veterana Kutsnetzova al secondo (6-3, 6-1) prima di arrendersi nei sedicesimi alla maggiore classe di Angelique Kerber, costretta comunque al terzo set (2-6, 7-6, 3-6 lo score a favore dell'ex numero uno del mondo). Per capire se il momento di crisi è stato messo definitivamente alle spalle bisognerà attendere i prossimi impegni: Camila è infatti attesa da un tour de force che inizierà con la Fed Cup per poi proseguire con i WTA di Doha e Dubai prima della partenza per gli Stati Uniti per i Mandatory di Indian Wells e Miami.

Smaltita la delusione per i risultati australiani, è già tempo di ripartire per i nostri portacolori. Tifosi e appassionati dovranno attendere ancora qualche settimana per rivedere Matteo Berrettini con una racchetta in mano. Il numero uno azzurro è infatti ancora alle prese con noie fisiche e ha appena annunciato che non sarà a Buenos Aires, torneo in cui sarebbe stato la seconda testa di serie. Molto probabile che il prossimo impegno sarà quello di Rio de Janeiro, appuntamento importante per preparare al meglio Indian Wells, primo master 1000 stagionale sul cemento. Dal 10 febbraio saranno invece in campo Fabio Fognini e Jannik Sinner nell'ATP 500 di Rotterdam. Il ligure è la testa di serie numero 5 ma avrà un cliente difficilissimo come Khachanov al primo turno. Impegno sulla carta più abbordabile quello del campione NEXT Gen che da wild card se la vedrà con il moldavo Radu Albot, numero 47 al mondo.