A cura della Redazione

Tra le conseguenze dell’emergenza Coronavirus in Italia c’è anche lo stop forzato al campionato di Serie A, come del resto è avvenuto per tutte le manifestazioni sportive in Italia. Anche il calcio italiano si è dovuto piegare alla gravità del contagio da Covid-19 nel nostro Paese, che attualmente è il secondo più colpito al mondo dopo la Cina.

La Lega ha cercato di evitare la chiusura fino all’ultimo

Il percorso che ha portato alla sospensione del campionato di Serie A è stato accompagnato da polemiche fin da quando il virus ha iniziato a diffondersi in Italia. L’idea di sospendere da subito le partite in calendario – come fatto dalle categorie minori come la Serie D – è stata vista da alcuni come la scelta più sensata, ma non è stata la scelta intrapresa dalla Lega Serie A, che ha preferito optare per delle soluzioni meno drastiche.

In una prima fase, infatti, sono state sospese solo le partite che si giocavano nelle regioni del Nord, più colpite dal contagio. Successivamente si è optato per far giocare i match a porte chiuse: la 26esima giornata di campionato sarà ricordata negli annali per essere stata giocata senza il pubblico agli stadi, tra l’altro non senza difficoltà. La prima partita, Parma-Spal, è infatti iniziata con 75 minuti di ritardo a causa dei controlli e dell’attesa per l’ottenimento dell’autorizzazione per poter giocare. Il tutto con una polemica a distanza con il Ministro per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, che ha definito “irresponsabile” la decisione di far iniziare gli incontri, tra cui anche l’attesissimo posticipo Juventus-Inter.

Il decreto di Conte “ha chiuso la partita”

L’incertezza comunque è durata poco, perché con il successivo DPCM del presidente Conte del 9 marzo, oltre alla limitazione degli spostamenti per gli italiani, sono stati vietati anche gli assembramenti di persone e gli eventi sportivi. A questo punto, ovviamente, la Lega Serie A ha annunciato la sospensione di tutti gli incontri di campionato.

Il fatto che la massima serie sia stata fermata solo dal decreto legge – e non da un atteggiamento prudenziale da parte della Lega – ha suscitato critiche da parte di molti osservatori, secondo i quali è stato fatto prevalere l’interesse economico rispetto alla protezione della salute dei giocatori e in generale dei cittadini. “Disgusto”, “messa in scena vomitevole”, “stramaledettissima Juve-Inter” sono solo alcune delle parole scritte da Tancredi Palmeri in un articolo su Gambling.com Italia che apre gli occhi e fa riflettere. Il giornalista definisce il calcio italiano “una baracca” dove ognuno pensa ai propri interessi: si tratta, del resto, di un business che vale centinaia di milioni di euro. Il fatto che alcuni calciatori delle squadre scese in campo a porte chiuse siano risultati positivi al Covid-19, obbligando le intere formazioni alla quarantena, ha ulteriormente inasprito gli animi.

A circa una settimana dalla sospensione del campionato, infatti, sono circa una decina i giocatori infettati dal virus. Il primo è stato Daniele Rugani della Juventus, che è stato dichiarato positivo mercoledì 11 marzo, ma mostrava già dei sintomi a partire dalle 48 ore precedenti. Per questo motivo, tutti i giocatori scesi in campo nella (criticatissima) partita Juve-Inter, sono stati messi in isolamento per 14 giorni. La squadra finora più colpita è però la Sampdoria con sette contagi, seguita dalla Fiorentina con tre.

Il calcio dovrebbe dare un esempio all’Italia

Un altro dei motivi per cui il sistema calcio è stato criticato, è quello di non aver dato correttamente l’esempio di comportamento agli italiani. Dal momento che è lo sport più seguito dagli italiani, e in molti casi una vera e propria “religione” che va ben oltre il campo da gioco, la Lega avrebbe dovuto dimostrare un comportamento attento alla salute, sapendo l’influenza che questo sport ha sulla cittadinanza. Certo, il calcio, come anticipato, oltre che uno sport, è anche un business che fa girare centinaia di milioni di euro ogni stagione ed una interruzione comporta inevitabilmente anche una importante perdita economica. Si stima che se il campionato non riprenderà, la Lega Serie A ed i club potrebbero arrivare a perdere fino al 30% dei ricavi, tra diritti televisivi e mancati incassi negli stadi.

La sospensione è un evento storico

Soltanto un’altra volta nella storia il campionato era stato interrotto e mai più ripreso: stiamo parlando della stagione 1914-1915, sospesa a causa dell’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. A quell’epoca erano ancora presenti due gironi separati tra nord e sud e lo scudetto fu assegnato a tavolino al Genoa, vincitore del girone settentrionale a scapito delle squadre del girone del sud, tra cui la Lazio (che tutt’ora rivendica quel titolo). In ogni caso, non era mai accaduto che la Serie A fosse sospesa per motivi sanitari.

Il campionato riprenderà?

Se l’emergenza Coronavirus non inizierà a mostrare i primi segnali di riduzione dei contagi sarà la Lega a decidere il da farsi. Gli scenari possibili sono complicati dalla presenza in calendario di Euro 2020, ovvero il campionato europeo che dovrebbe svolgersi in diverse città europee (eccezionalmente non in un unico Paese ospitante per celebrare i 60 anni della competizione) a partire dal 12 giugno. Tra le ipotesi formulate per “salvare” i campionati nazionali dei diversi stati europei c’è quella di rinviare Euro 2020 all’anno prossimo. In questo modo le partite potrebbero essere recuperate anche a giugno inoltrato.

Staremo a vedere.