A cura della Redazione

Il Napoli dice addio all’Europa League. Gli azzurri soccombono nel doppio confronto con il Barcellona e vengono eliminati dalla seconda competizione dopo la Coppa Italia.

Al netto degli errori e dei limiti della squadra allenata da Spalletti, è parso netto il divario con i catalani. Ci è sembrato di assistere ad un incontro di pugilato tra un peso massimo ed un peso piuma, un confronto che evidentemente non poteva essere combattuto in alcun modo ad armi pari. A palesarsi con forza è stato un enorme divario tecnico, tattico, fisico e di pedigree internazionale.

Il Napoli non avrà tempo per rimuginare: domenica alle 20,45 Spalletti e i suoi sono attesi dalla trasferta di Roma con la Lazio, anch’essa eliminata dopo il pareggio per 2-2 con il Porto. Sarà necessario fornire risposte dopo la terribile prestazione di Cagliari e la batosta rimediata nella gara del “Maradona” di ieri sera.

Ecco le pagelle degli azzurri

Meret, voto 5. Alex non para, mai. Neanche ci prova. Non ha colpe particolari su nessuno dei quattro gol subiti, ma almeno una volta vorremmo vedere l’estremo difensore friulano fare un tentativo. Ciò che appare certo è che questa continua alternanza con Ospina non lo aiuta. A fine stagione la società dovrà prendere una decisione: o si salvaguarda l’investimento di 25 milioni fatto nel 2018, concedendo a Meret quella continuità e fiducia che fino ad ora non ha mai avuto, oppure si va nella direzione di fare scelte differenti. Anche perché il numero 1 azzurro ha il contratto in scadenza nel 2023.

Di Lorenzo, voto 5,5. Qualche uscita dal basso sbagliata, dovuta soprattutto alla pressione costante portata da centrocampisti e attaccanti del Barcellona. Non riesce mai ad incidere in fase di spinta, anche perché in sostanza non ne ha mai l’opportunità.

Rrahmani, voto 4,5. E’ in partite come quella di ieri sera che si palesa la totale disabitudine del centrale kosovaro a confrontarsi a determinati livelli. Sul gol del 2-0 indietreggia con il terrore negli occhi come se di fronte avesse Leonida con i suoi trecento spartani in formazione di combattimento con lance e scudi. Ma in realtà era solo Frenkie de Jong, che nel frattempo, prima di calciare verso la porta, ha avuto anche il tempo di grattarsi la testa e bere un sorso di Jenever (bevanda tipica olandese).

Koulibaly, voto 5. Suo malgrado non riesce a rimediare agli errori del suo compagno di reparto. Soffre le devastanti sortite offensive degli uomini di Xavi e non riesce praticamente mai a tenere a bada Aubameyang. Prova senza successo qualche iniziativa personale, si innervosisce e viene risucchiato dal vortice che travolge l’intera compagine azzurra.

Mario Rui, voto 5,5. Può poco contro Adama Traorè che mette a ferro e fuoco la corsia sinistra. Basti pensare che un solo bicipite dell’ex Wolverhampton pesa quanto il malcapitato terzino portoghese. A Mario va però dato il merito di provarci sempre, anche oltre i propri limiti. Grazie al suo pressing propizia il gol del 2-4 di Politano.

Demme, voto 4,5. Viene dato in pasto a Busquets e de Jong, a cui concede almeno 20 centimetri e una trentina di chili. Sbaglia tutto ciò che è possibile sbagliare, non supportato neanche da una condizione atletica adeguata. Lascia il campo alla fine del primo tempo per fare spazio a Politano.

Fabian Ruiz, voto 5. Prova a dare un minimo di qualità e geometrie, ma commette una serie infinita di errori. In occasione della ripartenza che ha portato al gol dello 0-1 di Jordi Alba, avrebbe la possibilità di fermare con un fallo (o con un AK-47, scegliete voi) la devastante accelerazione di Traorè, ma non riesce neanche nel fallo tattico.

Zielinski, voto 5. Costretto ad abbassarsi per provare a far uscire i suoi dalla pressione asfissiante dei blaugrana, non riesce quasi mai a verticalizzare per Osimhen. Col passare del tempo perde anche di lucidità, sfiancato dall’interminabile possesso palla del Barcellona.

Elmas, voto 5. Spalletti lo schiera ovunque. Questa volta alto a destra. Il macedone, per caratteristiche, non ha la possibilità di incidere su quel lato di campo, ed è apparso spaesato come un eschimese nel deserto di Atacama. Palesemente in difficoltà per l’intera durata del match, non supera praticamente mai la prima linea del pressing avversario.

Insigne, voto 5. Chiamatelo penalty-man. Il capitano non segna su azione da 285 giorni, un’enormità anche per lui che di certo non ha il fiuto del gol di Robert Lewandowsky. Ha il merito di lanciare Osimhen che, grazie alla sua velocità, anticipa Ter Stegen che lo stende in area causando il calcio di rigore che permetterà agli azzurri di accorciare le distanze. Da situazione di calcio d’angolo, con sette compagni a saltare in area di rigore, decide inspiegabilmente di battere un corner (facendo malissimo, peraltro) basso e corto, apparecchiando la tavola, manco fosse Csaba dalla Zorza in Cortesie per gli ospiti, per la ripartenza che darà il vantaggio al Barcellona. Trasforma il rigore del momentaneo 2-1, ma di certo non è una novità. Ormai fa solo quello.

Osimhen, voto 6. Ha il merito di procurarsi il calcio di rigore che ridà speranza agli azzurri. Servito poco e male, non riesce quasi mai ad avere la meglio di Piquè nonostante il difensore spagnolo sia di undici anni più vecchio. Si sbatte come sempre, ma quando entra in possesso di palla l’unica cosa che sembra riuscirgli veramente bene è abbassare la testa e correre, senza rendersi conto, però, che il campo non è quello interminabile di “Holly e Benji”.

Spalletti, voto 5. Schiera una squadra squilibrata, lasciando i due centrali di centrocampo in balia della fisicità e del possesso palla degli avversari. La scelta di schierare Elmas a destra risulta incomprensibile, così come quella di non confermare Juan Jesus sulla corsia di sinistra, per caratteristiche fisiche l’unico che avrebbe avuto qualche possibilità di contenere in parte lo strapotere fisico di Traorè. Certo, le tante assenze, soprattutto quelle di Lobotka e Anguissa, non hanno aiutato il tecnico di Certaldo, che ora però dovrà trovare soluzioni differenti per proseguire la corsa in campionato, unica competizione in cui il Napoli può nutrire ancora delle velleità.

Foto di Fabio Sasso per Agenzia Foto & Fatti di Salvatore Gallo