A cura della Redazione

Il Napoli esce con le ossa fracassate dalla gara che avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta in questa stagione. La sconfitta casalinga con il Milan, soprattutto per le modalità con le quali è maturata, evidenzia in maniera lampante quanto gli azzurri non siano all’altezza di certi palcoscenici, circostanza che si ripete ciclicamente ormai da diversi anni.

I leader tecnici di questa squadra falliscono per l’ennesima volta in quello che era un appuntamento potenzialmente decisivo per la corsa allo Scudetto, facendo a gara a chi gioca peggio e a chi si nasconde meglio. Nulla di nuovo, dunque. E nulla di buono.

Spalletti ha provato in tutti i modi a caricare la squadra nei giorni che hanno preceduto la sfida con i rossoneri, ma non ha ricevuto risposte adeguate sul campo. Nonostante la figuraccia di ieri sera in un “Maradona” tornato finalmente a ruggire, gli azzurri restano ancora aggrappati al treno Scudetto. Ma sarà necessario ripartire già domenica prossima al “Bentegodi” contro l’Hellas, impegno tutt’altro che semplice contro una squadra che gioca molto bene al calcio e in uno stadio da sempre ostile ai partenopei.

Parentesi arbitraggio: manca un rigore nettissimo su Osimhen, con Tomori che prende solo le gambe del nigeriano. Ma per Orsato, arrogante e superbo nell’intera gestione della gara, non ci sono le condizioni per concedere il penalty. Valeri (al Var) non lo richiama neanche all’on-field review.

Le pagelle degli azzurri

Ospina, voto 7. E’ solo grazie all’estremo difensore colombiano se il passivo non è stato peggiore. Su Bennacer prima, e su Saelemekers e Theo Hernandez poi, si rende protagonista di tre interventi decisivi che tengono in vita il Napoli fino al 95’. Incolpevole sul gol di Giraud.

Di Lorenzo, voto 5,5. Nei primi venti minuti è il motore degli attacchi azzurri, che partono sempre da sue iniziative. Riesce spesso ad arrivare sul fondo, ma difetta di precisione quando arriva il momento di servire i compagni in area di rigore. Prova in tutti i modi ad arginare lo strapotere fisico e tecnico di Theo Hernandez e Rafa Leao, che però sono in una di quelle serate in cui non li fermi manco con le barriere Jersey.

Rrahmani, voto 6. Giallo sacrosanto per l’intervento Olivier Giroud. Si segnala anche per una conclusione nel primo tempo su sviluppi di calcio d’angolo, ma la volée termina la sua corsa ai piedi della curva A. Prestazione senza particolari sbavature che tutto sommato gli vale la sufficienza.

Koulibaly, voto 5. Si fa una siesta in occasione del vantaggio rossonero. E’ lui a tenere in gioco Giroud che con una zampata da rapace d’area di rigore batte l’incolpevole Ospina. Viene ammonito nel corso del primo tempo per un fallaccio sul centravanti francese, al quale raramente riesce a prendere le misure. Si spinge spesso in avanti ma con fortune alterne.

Mario Rui, voto 5,5. In difficoltà per l’intera durata del match. Non riesce mai ad incidere sulla fascia di competenza e ad arrivare sul fondo per provare a mettere dentro qualche pallone. Nei minuti finali, con il Napoli all’arrembaggio alla ricerca del pareggio, si perde Saelemekers che si divora il gol dello 0-2.

Fabian Ruiz, voto 5. Già con la Lazio non aveva brillato, anche se poi ha disegnato la stupenda traiettoria mancina che ha regalato i tre punti agli azzurri. Non riesce mai a trovare la posizione, letteralmente mangiato da Tonali e Bennacer. Inguardabile nella ripresa, Spalletti lo tira fuori al 76’ inserendo Mertens.

Lobotka, voto 5,5. Sempre in controllo nella gestione del pallone. Prova a caricarsi la squadra sulle spalle, ma quando si guarda intorno nessun compagno gli offre supporto. All’82’ lascia il campo per Anguissa (s. v.).

Zielinski, voto 5. Gioca a nascondino per l’intera durata del match. Piotr è così, come gran parte dei suoi compagni fallisce quasi sempre gli appuntamenti decisivi. E la gara di ieri sera non fa eccezione.  

Politano, voto 4,5. Inutile come il negozio che vende cioccolato a metà prezzo nel Paese del cioccolato in un famoso episodio dei Simpson. Theo Hernandez lo fa letteralmente a pezzi, con l’ex Sassuolo e Inter che fallisce anche quando si tratta di fornire assistenza a Di Lorenzo. Realizza un home-run quando calcia una punizione che manco in Terza Categoria, spedendo il pallone a piazzale Tecchio.

Insigne, voto 4,5. Protagonista assoluto con la Lazio con gol e assist, una settimana dopo il capitano ripiomba nella mediocrità. Difficile trovare una spiegazione alla prestazione di Lorenzo, che non riesce mai ad accendere il pulsante start. A fine gara la sua analisi è lucida: “C’è tanta voglia di rimanere nella storia del Napoli, ma se giochiamo come stasera non si ricorderà nessuno. Ben detto, Lorenzo!

Elmas, voto 5,5. Meglio di Insigne, ma del resto non ci è sembrata un’impresa particolarmente complicata.

Mertens, voto 5,5. Spalletti gli concede un quarto d’ora, ma il belga non riesce ad incidere. Prova una serpentina in area di rigore, ma Theo gli strappa la palla al momento della conclusione.

Ounas, voto 6. Fa più lui in venti minuti che Insigne, Politano e Zielinski messi insieme. Non ha paura di puntare Theo Hernandez e spesso riesce anche a gettare in area qualche pallone interessante. Buona la conclusione mancina che finisce di poco a lato. Spalletti dovrebbe valutare seriamente la possibilità di concedergli maggiore spazio.

Osimhen, voto 6,5. E’ l’unico a comprendere l’importanza della posta in palio. Generoso (forse fin troppo), viene sistematicamente raddoppiato da Tomori e Kalulu che gli stanno attaccati per l’intera partita. Troppo solo davanti e mai messo nelle condizioni di incidere dai compagni.

Spalletti, voto 5,5. Nei nove precedenti contro Stefano Pioli aveva raccolto 7 vittorie e 2 pareggi. Ma, questa volta, il tecnico toscano perde nettamente il confronto con l’allenatore rossonero, sotto tutti i punti di vista. Dopo la vittoria con la Lazio, Spalletti si era presentato davanti alle telecamere di Dazn col petto in fuori, lamentandosi del fatto che alla sua squadra non venivano attribuite qualità sotto l’aspetto della personalità e della tenuta mentale. Giusto una settimana dopo, nell’intervista post-partita, si è contraddetto, accusando di fatto - e neanche troppo velatamente - i propri calciatori, spiegando che “Se non sai reggere le tensioni e le pressioni allora diventa quasi impossibile vincere”. Ergo, questa squadra possiede o meno le doti necessarie per conquistare finalmente dopo oltre trent’anni un trofeo importante? Ce lo diranno le prossime dieci partite, ma nel frattempo sarebbe il caso che Spalletti in primis si mettesse d’accordo con se stesso.

(Foto di Salvatore Gallo dell'Agenzia Foto&Fatti)