Tu mme diciste: ‘Sí’ 'na sera 'e maggio…”, cantava il grande Roberto Murolo. Potrebbe essere questo il claim per la storica serata che si apprestano a vivere il Napoli, Napoli e i suoi tifosi. Dopo aver dovuto rinviare, la scorsa domenica, la festa Scudetto, gli azzurri hanno l’opportunità di chiudere con cinque turni di anticipo la pratica campionato. Il palcoscenico della magnifica orchestra guidata da Luciano Spalletti sarà la Dacia Arena di Udine: basterà un punto alla squadra partenopea, un punto che darebbe l’aritmetica certezza della conquista del terzo titolo di campione d’Italia. Un titolo atteso trentatré anni, sfiorato in diverse occasioni, rincorso affannosamente, ma che ora è finalmente ad un passo. 

Per l’occasione, lo stadio Maradona, pronto a ribollire di passione, aprirà i battenti al pubblico con la diretta del match su otto maxi-schermi. Ieri, nella conferenza stampa della vigilia, Luciano Spalletti, in un personalissimo dialetto napoletano, ha detto: “Stu Scudetto ciò stamm terziann chianu chianu”. Una reinterpretazione tutta partenopea della celebre frase di Gotthold Ephraim LessingL’attesa del piacere è essa stessa il piacere”. I tifosi, però, si augurano che l’attesa termini questa sera, al triplice fischio di Abisso, direttore di gara “portafortuna” per gli azzurri, che con il fischietto palermitano a dirigere, hanno un bilancio di sei vittorie in altrettante partite.

Il Napoli ha stracciato questo campionato, facendo letteralmente il vuoto alle sue spalle, con le contenders che non hanno mai realmente insidiato il cammino trionfale degli azzurri. Questo Scudetto è figlio di un collettivo unico e voglioso di regalare alla gente una gioia attesa da troppo tempo. E’ figlio di una programmazione societaria oculata e lungimirante. E’ figlio del lavoro meticoloso e certosino di Luciano Spalletti e del suo staff. Ed è uno Scudetto che arriva contro tutto e tutti, contro le campagne mediatiche, contro un razzismo diffuso nei confronti dei napoletani (non è vittimismo, è pura realtà dei fatti), contro chi, nonostante l’evidenza, vorrebbe sminuire l’impresa del Napoli, sostenendo la bizzarra tesi che sono le altre squadre ad aver fallito, e non gli azzurri ad aver letteralmente “ammazzato” il campionato già a gennaio. 

Tanti fegati “spappolati” e un uso smisurato di antiacidi per lo stomaco (scegliete voi quali). Anche per questo la conquista del terzo Scudetto nella quasi centenaria storia del club partenopeo assume connotazioni ancora più importanti, anzi uniche. Com’è unica la città, come sono unici i suoi tifosi, com’è unico vincere in questa terra, circostanza che ti rende "immortale".

E allora coraggio, Napoli. “Dimmi di ‘Sì’, na sera ‘e maggio…”.

BENNI GAGLIARDI