A cura della Redazione
La porta della Chiesa è ancora socchiusa. Qualcuno entra, le candele sono spente, soltanto la fiammella della lampada tremola innanzi al Santissimo. Non c’è nessuno ma qualcuno si accosta adagio, nella penombra, al Crocifisso e allunga la mano al Cristo. Sotto la mano sembra quasi fatto di carne viva... eppure per tutta la notte quel Crocifisso è rimasto là in quella chiesa vuota e fredda. La Pasqua è vicina, è la festa più grande della Cristianità, la commemorazione del mistero della Resurrezione. La Chiesa e la Comunità dei fedeli si preparano spiritualmente con varie iniziative alle solenni celebrazioni. Don Pasquale Paduano (nella foto), parroco della Immacolata Concezione, ha organizzato ogni venerdì di marzo la Via Crucis in vari luoghi della nostra città: da Largo Cimitero fino a via Lazzaretto, ma anche alla Cappella del Principio in via Sepolcri, al Porto, alla Chiesa dell’Annunziata a Boscotrecase, e all’interno del cimitero. I prossimi appuntamentisono per venerdì 30 marzo alle ore 15 al Cimitero, e la Via Crucis cittadina alle ore 20 in piazza Ernesto Cesaro. A tutte le Vie Crucis la partecipazione dei fedeli è stata sempre imponente. Don Pasquale invita tutti i fedeli a prendervi parte, soprattutto i giovani, per vivere e celebrare insieme la toccante rappresentazione del sacrificio di Nostro Signore. I giorni che vanno dalla Domenica delle Palme, l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, fino al Venerdì Santo, sono i giorni della Passione: dal tradimento di Giuda, al processo e, infine, al Sacrificio sulla Croce. Ma la Settimana Santa si concluderà con il trionfo della Pasqua, il trionfo della luce sulla morte e sul peccato. La sofferenza di Cristo racchiude in sè quella di ogni uomo che già dalla nascita porta il germe del proprio dolore fisico e morale. Per questo la sofferenza ci rende simili a Gesù. Ma con sofferenza Cristo è morto e ha sofferto come uomo per amore degli uomini. Nel momento estremo Gesù affidò Giovanni e l’Umanità tutta a Maria, il dolore non gli impedì di amarci fino all’ultimo, la sofferenza non può impedire l’amore. Nel suo patire, Gesù diventa il più bisognoso fra i bisognosi, eppure inonda il mondo d’amore. Sul Monte degli Ulivi aveva chiesto al Padre di allontanare “l’amaro calice” ma poi aveva accettato il volere del Padre. Per questo anche noi dobbiamo vivere il dolore come ogni altra occorrenza della vita, avendo gli occhi fissi al Cielo ed accogliendo la volontà del Padre Nostro. Quando siamo forti e sani impariamo a riconoscere lo sguardo di Gesù in quelli che soffrono.Cristo è accanto a chi soffre come accanto a chi gioisce, Cristo è in ogni persona. ANNA ARICO´