A cura della Redazione
“Ci sono due modi per non soffrire l´inferno. Il primo riesce facile a molti: accettarlo e diventarne parte fino al punto da non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e sapere riconoscere, che cosa in mezzo all´inferno, non è inferno e farlo durare e dargli spazio”. Queste parole di Italo Calvino, tratte da “Le città invisibili”, suonano profeticamente appropriate ad esprimere ed emblematicamente sintetizzare non solo il senso della serata-incontro tenutasi all´Istituto Statale d´Arte Giorgio de Chirico con il magistrato Raffaele Cantone, autore del libro biografico “Solo per giustizia”, ma anche la disperante condizione esistenziale di chi vive nelle nostre contrade. La vita sacrificata di un uomo ormai sotto scorta da dieci anni, non ha quindi lasciato indifferente, né poteva essere diversamente, la coscienza dei presenti, proprio perché essa rappresenta l’esempio di chi si fa testimone e baluardo di legalità. Ne sono state dimostrazione le numerose persone che hanno significativamente affollato oltre ogni aspettativa l´aula magna della scuola, quasi a manifestare l’impellente necessità, il vitale bisogno, che la comunità cittadina ha di raccogliere segnali concreti di speranza e indicazioni precise per percorsi che permettano di riconoscere, in mezzo all’inferno, ciò che inferno non è. Ed in verità le aspettative dei più non sono state disattese poiché la normalità di questo eroe civile, la sua semplicità, la disarmante dolcezza dei modi, hanno senza dubbio lasciato un segno profondo, in particolare sui tanti giovani studenti della scuola ospitante, dell’ISIS Pitagora e della comunità “Il Pioppo” di Somma Vesuviana. Forse il messaggio più incisivo è venuto proprio da questo suo essere e sentirsi una persona normale che conosce il valore della dignità e che è convinta che se la Giustizia appartiene all’iperuranio, al mondo astratto delle idee, la Legalità deve costituire, per tutti, un obiettivo sempre e comunque perseguibile. Oltre la numerosa scorta, hanno fatto compagnia al magistrato l’onorevole Luisa Bossa, membro della Commissione parlamentare antimafia ed ex sindaco di Ercolano, il regista Giuseppe Ferrara, il rappresentate di “Libera Campania”, Don Tonino Palmese. Stimolate dalle domande della scrittrice Carola Flauto e dalla lettura di alcuni stralci del libro, sono emerse in superficie, in questa perenne e drammatica opposizione inferno-paradiso, testimonianze e storie di ordinaria violenza unite a riflessioni di grande spessore e valore. Su tutte il convincimento che la camorra, la mitologia e le ritualità che la caratterizzano, il consenso sociale di cui essa si alimenta, vadano combattuti a partire dal coraggio di rifiutare stereotipi e modelli imposti non solo dai boss, ma anche dalla stessa società dei consumi. Proprio i giovani sono la base da cui partire per cambiare le cose, a condizione che si abbandoni la logica dell’avere per apparire, che si passi ad una civile e consapevole obiezione di coscienza di fronte a modelli aberranti. Occorre che isole di speranza come quella emersa nell’aula magna del de Chirico affiorino alla superficie e costituiscano un arcipelago di salvezza e riscatto. EMANUELE SOFFITTO (nella foto, il magistrato Raffaele Cantone e la scrittrice Carola Flauto)