A cura della Redazione
Sono iniziati da una settimana i lavori di riqualificazione dell´area ex Ancelle Cristo Re e parte di Villa del Parnaso, antico rudere di età patrizia romana, nel cuore del centro cittadino di Torre Annunziata. Gli interventi interesseranno parte del rudere dell’ex Convento, e non l´area a verde. Sono trascorsi tredici anni da quando la Provincia di Napoli, proprietaria dell´area, approvò il relativo bando. Da allora, tra burocrazia e ritardi, ci sono stati continui rinvii. Fino ad oggi, però. Gli interventi dovrebbero concludersi entro il 2015, secondo il nuovo cronoprogramma stilato dalla Provincia, che nel frattempo si è trasformata in Città Metropolitana di Napoli. L´importo complessivo delle opere è pari a 1 milione e 146 mila euro. Ma cosa prevede la riqualificazione di Villa del Paranso? La struttura attuale è costituita da un corpo scala di forma trapezoidale e da un blocco interrato ad uno e due livelli che si sviluppa in senso longitudinale lungo la strada. La differenza di quota tra corso Umberto I, da dove attualmente si accede al Parco Cristo Re, e via Marconi è di circa 15 metri. L’intervento di restauro è indirizzato a preservare la scala con i gradini in pietra basaltica che andranno recuperati anche con eventuali integrazioni di parti mancanti. Saranno inoltre restaurate le due antiche fontane ubicate sui pianerottoli di interpiano e della vasca di raccolta al livello più basso, ripristinandone anche l’antico l’impianto idrico con sistema a ricircolo. Il progetto prevede inoltre la sostituzione delle pavimentazioni esistenti dei pianerottoli, attualmente in battuto di cemento e massetti, con lastre in pietra basaltica. Infine verranno ripristinati gli intonaci esistenti, posizionati gli infissi in ferro e in legno e realizzato un nuovo impianto di illuminazione. Per esplicita richiesta dell’Amministrazione comunale non è stata prevista l’installazione dell’ascensore, che avrebbe assicurato il trasporto di soggetti diversamente abili tra via Marconi e corso Umberto I. Questa decisione, assunta nel 2007, trovava una giustificazione nel fatto che allora ancora si sperava di realizzare il prolungamento di via dei Mille, dove sarebbe stato installato un ascensore. In pratica, sarà realizzato il collegamento tra centro cittadino e mare attraverso una scala che collegherà il Parco, a cui si accede lungo corso Umberto I, al litorale, in prossimità di via Marconi. Qui si trovano i resti dell’antica Villa del Parnaso, che sarà anch’essa oggetto di restauro. La scala consentirà gli spostamenti a persone diversamente abili, che potranno usufruirne attraverso rampe di opportuna pendenza. LA VILLA DEL PARNASO Il toponimo, al luogo, in tempi molto antichi, non gli venne associato certamente a caso ma sicuramente in valutazione delle sue specifiche peculiarità amene che esso doveva concedere ai suoi primi abitatori, alla stregua di quelle descritte dagli antichi progenitori ellenici in riferimento alle dimore epiche degl’idei. E i romani, non persero tempo per colonizzarono il luogo, costruendovi, in epoca Giulio/Claudia (I sec. a.C./I sec. d.C.), un imponente edificio patrizio residenziale alla pari dei molteplici realizzati, sempre in quel tempo, lungo l’intero litorale vesuviano. L’eruzione del ’79 d.C. celò per sempre questa realtà, che riaffiorò prepotentemente durante lo scavo borbonico, degli anni ’40 del XIX secolo, dell’attuale trincerone ferroviario. Ma stranamente il toponimo sopravvisse all’immane catastrofe e all’inesorabile azione occultatrice dei secoli. Le notizie più antiche, ma vaghe, parlano della costruzione di un imponente edificio nel XVI secolo - si tratterebbe di un’altra villa - sopra agli accumuli vulcanici di ben 15 secoli di eruzioni. L’edificio, del quale non si è mai reperito un documento certo che ne faccia cenno, se non cronache storiche riferite, subì la stessa sorte di quello romano sottostante. Questo durante la terribile eruzione del Dicembre del 1631. L’area, che intanto non dovette mai perdere le sue rinomanze e attribuzioni storiche, venne presto ricolonizzata con la costruzione, quasi immediata, sopra ai sedimenti di questo ultimo tragico evento, di un altro imponente edificio signorile, che dalla strada Regia si “riversava” fin su quelle salubri spiagge. Della magnificenza e importanza del luogo, del suo antico toponimo, si evincono indicazioni precise trapelanti dalle opere di noti incisori, cartografi e studiosi del XVII/XVIII secolo. Di esso ci riferisce Karl Weber nella realizzazione, nel 1754, in una delle sue opere cartografiche relative al golfo di Napoli, l’Abate Giuseppe Maria Mecatti nella sua straordinaria incisione del Vesuvio riferita all’eruzione nel 1760, l’Abbè Richard de Saint-Non, nel suo Voyage Pittoresque del 1791 e il maestro cartografo Rizzi Zannoni nelle sue straordinarie opere geografiche di fine XVIII secolo. E, l’intera area, con il suo imponente edificio, sopravissuta e arricchitasi di ulteriori peculiarità architettoniche durante il periodo barocco partenopeo, passata ai nuovi secoli a seguire, oltre ad ospitare il convento delle Ancelle di Cristo Re, fu anche sede di un impianto di pastificazione. Poi, come ogni cosa, il lento e inesorabile declino. VINCENZO MARASCO