Si conclude con un nulla di fatto la vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso 70 lavoratori del Centro specialistico CMO di Torre Annunziata.
L'Amministrazione comunale, infatti, ha respinto l'istanza di sanatoria dell'immobile di Medicina Nucleare, chiesta appunto dai legali del CMO per poter proseguire l'attività.
Quella della concessione edilizia in sanatoria era l'unica strada al momento percorribile per evitare la chiusura della Medicina Nucleare, che rappresenta il volàno delle prestazioni offerte dal Centro, e il conseguente licenziamento di 70 dipendenti..
Duro il comunicato del CMO nei confronti del comune di Torre Annunziata: «L’Amministrazione Comunale, giovedì 6 settembre, ci ha comunicato il rigetto della sanatoria, anche condizionata o parziale, dell’immobile di via Roma destinato all’attività di Medicina Nucleare. La motivazione principale resta la non demolizione di un presunto abuso, consistente un vano di circa 20 mq, per il quale il CMO Centro Polispecialistico ha chiesto per ben sette volte il dissequestro alla Procura per poterlo demolire.L ’impossibilità di eliminare la difformità che non permette di sanare l’immobile - continua il comunicato - non è dipesa dalla volontà né dall’inerzia della nostra azienda. L’Amministrazione Comunale ha ritenuto di non poter accogliere le soluzioni alternative da noi prospettate, ritenendole non perfettamente conformi alla normativa vigente. La nostra delusione è duplice: da un lato non è stata compresa la specificità della vicenda, dall’altro per la decisione dell’Amministrazione di acquisire l’intero immobile, di nostra proprietà, al patrimonio comunale. Provvedimento questo, secondo il nostro parere, non solo non conforme al dettato normativo ma del tutto arbitrario. Adiremo le vie legali per far valere le ragioni dell’azienda, dei lavoratori e dei pazienti. Contemporaneamente abbiamo avviato ogni ulteriore percorso nel tentativo di trovare soluzioni idonee a consentire all’azienda di poter superare le difficoltà attuali. Ovviamente, lo stato dei fatti, causato anche dalla mancata collaborazione da parte di chi potrebbe determinare una reale svolta - conclude la nota del CMO -, rende impossibile recedere la procedura di licenziamento collettivo avviata. Confidiamo, come sempre, nelle istituzioni e nella magistratura. Il cuore ci continua a far credere in un lieto fine».