Ospitiamo la lunga lettera del prof. Felicio Izzo, preside del Liceo Artistico "Giorgio de Chirico" di Torre Annunziata, rivolta agli studenti forzatamente assenti dalla scuola per le note vicende legate al coronavirus.
"Care alunne e cari alunni,
avrei potuto fare un avviso invitandovi allo “studio domestico” (come si dice con orribile formula gergale), a collaborare con i docenti in tutte le forme di “lezione a distanza” che stanno cercando di mettere in pratica, a consultare qualche link, a iscrivervi a qualche piattaforma, a ricorrere alla pratica della peer education, che altro non è che il vecchio caritatevole aiuto dell’alunno più bravo a quello meno.
Ma non ce n’è bisogno. Servirebbe solo a sprecare un protocollo da mettere agli atti. Ma, soprattutto, non sarebbe nel nostro stile. E per sapere quale sia, basta entrare in istituto, fermarsi nel cortile, dare anche solo uno sguardo ai tanti “segni” che la vostra creatività, con quella dei docenti, ha lasciato sul territorio.
Del resto come non si “ordina di essere liberi”, tantomeno si prescrive la sensibilità, il senso di umanità, la gioiosa serietà del vivere. Al limite si chiamano all’appello. Ecco, una consuetudine che ci manca in questi giorni. E sono sicuro che manca anche a voi. Sì! Sono certo che vi manca anche quella/quello di …(la materia è diversa per ciascuno di voi) che qualche dispiacere pur vi ha dato. Manca a voi come a tutti gli studenti del Paese, che vivono l’età e l’esperienza della scuola che, come tutte le altre, ma più delle altre, non uscirà più dalla vita di ognuno di voi, di ognuno di loro.
Perché è questo che ci manca: la libertà della quotidianità, persino la sua noiosa ripetitività. Ma, attenzione, e questo mi sento di dirlo con forza, la vera libertà è quella che ci consente di scegliere sempre, in ogni momento, anche in questo momento. E questa non ce la porta via niente e nessuno. Ma questa libertà, la vera libertà, è fatta di senso di responsabilità, quello al quale siamo chiamati tutti. Perciò mettiamo in atto tutte le misure e i comportamenti che ci vengono richiesti. Sono sicuro che al rientro a scuola non avrete bisogno di leggere avvisi affissi per sapere come comportarvi ed esercitare il dovuto rispetto per le cose e le persone.
Riacquisire coscienza della propria fragilità, come è ovvio per la dimensione umana e come stiamo facendo tutti in questi giorni, è una conquista. Stiamo verificando – e senza che a ricordarlo sia la religione – quanto siano effimeri e fugaci i disegni degli uomini, ingenua la loro minuziosa precisione nella programmazione (l’economia con i suoi punti percentuali o la scansione settimanale con la lezione di tennis, la prenotazione dall’ortopedico… ).
Quando si dice la “lezione della vita”! Un’altra di quelle frasi fatte, che sembrano retoriche e che invece dimostrano quanto sia semplice la vita. Eppure imprevedibile. Inimitabile. Uguale, nella comune sostanza, e diversa nelle sue infinite manifestazioni.
Si parla di lezione a distanza, di lavoro agile, dei benefici del virtuale divenuto una salvezza, col ricorso agli smartphone, alle piattaforme digitali. Si dimentica che il vero virtuale è quello dell’antico gioco dei bambini del “facciamo finta di essere…”, “di trovarci in….” “che questa carriola sia…”. Il virtuale, quello che alimenta i sogni e le speranze, in particolare di voi giovani quando vi sentite attesi dal mondo e tutti, eppure ognuno singolarmente, come ospiti d’onore. Ma anche i miei, di sogni, magari avvicendati, se non arricchiti, dai ricordi, dalle memorie che spesso ripropongono, ma senza premeditata ipocrisia, la vita vissuta ma stravolta, cambiata. Diventata “altra” a distanza di anni.
Ma queste considerazioni, come tante altre, ve le risparmio.
Non so se cambierà, questa vicenda, il nostro modo di vivere. Se ci sarà un prima e un dopo, un A.C. e un D.C., dove “C” sta per Coronavirus o Covid-19 (B.C. e A.C. nel mondo anglosassone). Del resto non sapere le cose prima del tempo è il motore del tempo. Desta quella curiosità che rende interessante, addirittura seducente, il futuro. Dà un senso alla vita in ogni momento che accade.
Ricordate? La memoria, il sogno, l’eterno virtuale, di cui il Web è solo l’ultimo accessorio. L’eterno virtuale. Quello che ci fa tutti uguali, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” e neanche di livello culturale o quoziente intellettivo. Uguali e diversi nella comune impronta umana.
Non siamo soli. Questo ve lo posso urlare. È la nostra immensa forza. Inestinguibile e invincibile. Anche nella sua fragilità che è bene ricordare ogni tanto.
Buona vita a tutti. Anche ai tempi del Coronavirus. Pensate…la corona. Quella che consacrava la grandezza dei poeti, il primato degli atleti. Tutto quanto veramente serve nella vita: la creatività, la sensibilità, la bellezza, ma anche la tenacia, la fatica, il senso del limite da superare. Tutti uniti nel talento del vivere. Quello che abbiamo tutti nel momento stesso in cui veniamo al mondo. Dove intendiamo restare nel migliore dei modi possibili.
Non vi conosco tutti di persona, ma non importa per abbracciarvi. Tutti. Visti i tempi, con queste parole. Ovviamente".