A cura della Redazione

In questi drammatici momenti, in cui siamo costretti a stare a casa per limitare la diffusione del coronavirus, mal sopportando la limitazione della nostra libertà personale, paragoniamo spesso l'attuale situazione che stiamo vivendo al periodo bellico. Molti di noi - per fortuna - non l'hanno vissuto, ma c'è chi, invece, da giovanissimo ha potuto toccare con mano la tragedia della seconda guerra mondiale. Tra questi il noto avvocato di Torre Annunziata Felice Cacace, oggi novantenne, ma ancor giovane nello spirito e nella mente.

E' stato lui stesso a farci pervenire queste considerazioni che volentieri pubblichiamo e che infondono a tutti noi coraggio e speranza per il futuro:

"La dolorosa vicenda che stiamo vivendo provoca in ognuno di noi sentimenti di costernazione, timore per sé, per i propri cari e per il futuro e ci costringe a sacrificare gran parte della nostra libertà e delle nostre attività quotidiane.  C’è tanta gente che mal sopporta i sacrifici e le limitazioni imposte. Eppure, cari concittadini, abbiamo sopportato di peggio.

Non voglio sminuire i vostri (nostri) sacrifici ed i comprensibili timori: voglio soltanto esortarvi ad affrontarli con maggiore serenità  e fiducia nell’avvenire.

Quando dico che abbiamo vissuto tempi peggiori, mi riferisco al periodo della seconda guerra mondiale e, per brevità, restringo al 1943 ed a quanto accadeva, in particolare, nella nostra zona geografica..

Ora: fa impressione vedere la città vuota, le strade deserte, e pensare che i loro abitanti siano costretti a stare in casa. Allora: le città furono vuote perché, a parte l’assenza delle migliaia di uomini e donne destinate ai fronti di guerra, parte della popolazione era “sfollata”  Erano andati a cercare rifugio in zone ritenute più al sicuro dalle incursioni aeree (Torre Annunziata era obiettivo strategico, come sede della Fabbrica d’armi, di importanti nodi stradali e ferroviari, del porto e di alcuni stabilimenti siderurgici). Così, molti erano andati a cercare rifugio in zone di campagna, verso Poggiomarino, Terzigno, Sarno ecc.. Dove famiglie intere prendevano in fitto una o due stanze, pagando, a volte, prezzi esorbitanti. Di quelli che erano rimasti in città, molti si erano attrezzati a vivere negli scantinati sottostanti i palazzi, nell’illusione di sentirsi protetti dai bombardamenti. Come a Torre, così negli altri paesi della fascia costiera, compresa Napoli.  Così per mesi e mesi.

Oggi siamo “costretti” a vivere nelle nostre case, più o meno comode, ma comunque nostre, e sicure.

Le scuole rimasero chiuse per quasi tutto il periodo invernale 1942/43 (allora, per la prima volta, fu tentato l’esperimento di lezioni da lontano - attraverso la radio – ma questo mezzo di comunicazione era soltanto in poche case).

L’anno scolastico 1943/44, anche avrebbe dovuto incominciare  ad ottobre 1943 cominciò a febbraio 1944.

Ci lamentiamo di dover fare la fila ai supermercati. Nel 1943 non c’era la fila, per il semplice motivo che non c’era di che mangiare: mancavano il pane, l’olio, i legumi, le patate, perfino il sale. Dall’agosto al dicembre del 43 mancò la corrente elettrica e, più o meno nello stesso periodo, mancò l’acqua.

A causa dei bombardamenti ci furono una cinquantina di morti (nel solo territorio di Torre, che allora comprendeva anche le frazioni di Trecase, Boscotrecase e Boscoreale – mentre a Napoli i morti si contarono a migliaia);  alcuni cadaveri vennero lasciati per strada e rimossi e poi trasportati con mezzi di fortuna. Altri, rimasero sepolti sotto le macerie e furono rimossi soltanto dopo parecchi giorni, quando era impossibile sopportare le  conseguenze  della decomposizione.

Ci fu un’epidemia di tifo, malattia che divenne endemica, provocando parecchi decessi

Eppure la popolazione resistette, soffrendo, arrangiandosi, arrampicandosi, rappezzando, ricostruendo, fino a raggiungere e poi superare ampiamente i livelli di anteguerra.

Vi chiedo scusa se ho rievocato tempi così tristi, ma l’ho fatto per darvi la consapevolezza che i sacrifici attuali sono ben poca cosa e che, se sopportammo situazioni tanto drammatiche, e poi ne uscimmo, supereremo anche le attuali difficoltà. Coraggio, dunque".

(Foto tratta dalla collezione di Vincenzo Marasco, storico torrese)