A cura della Redazione

“Mentre sono in prima linea nel tentativo di conoscere e combattere il virus, mentre lavoro mediamente 12 ore al giorno con l’unico scopo di aiutare colleghi e pazienti nella difficile battaglia per sconfiggere il Covid-19, mentre a 63 anni suonati ho deciso di rimettermi ancora una volta in gioco per l’amore della mia professione e per provare a dare una mano al mio Paese che attraversa la fase più buia degli ultimi 70 anni, mentre ancora una volta mi rimbocco le maniche per fare ciò che so fare meglio, lavorare, un manipolo di persone, che ha deciso - giustamente - di rimanere a casa, con la forza della sola tastiera e senza accertare la verità ha deciso ancora una volta di provare a screditarmi. Grave, gravissimo. Specie perché questi soggetti appartengono ad una categoria che deve fare della verifica delle notizie un baluardo della propria professione”.

Inizia così la lunga riflessione fatta da Ciro Borriello, medico chirurgo di Torre del Greco, noto non solo per la sua attività professionale ma anche per essere stato due volte sindaco, oltre che deputato di collegio.

La risposta nasce a seguito degli articoli pubblicati in questi giorni da edizioni on line di quotidiani nazionali e da siti web e blog che fanno riferimento in particolare alla sua città natale, secondo cui Borriello sarebbe stato sospeso dall’incarico sottoscritto lo scorso primo aprile all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, dove è giunto rispondendo alla richiesta di figure specializzate promossa dalla Regione Veneto.

“Ebbene, intendo sgomberare il campo da ogni dubbi: sono regolarmente al lavoro. Sono reduce da un turno di 12 ore nel giorno di Pasquetta e non sono mai, e sottolineo mai, stato sospeso dal mio incarico. Né nei miei confronti è stata avviato alcun accertamento da parte dell’Usl competente. Anche perché nell’autocertificazione che ho presentato all’azienda sanitaria, ho semplicemente scritto la verità, ovvero che sono a tutti gli effetti una persona incensurata. Con procedimenti in corso, alcuni arrivati anche a sentenza di primo o secondo grado. Ma per il diritto italiano incensurato. E questo dovrebbe essere noto anche ai giornalisti, specie a quelli della mia città che si sono invece limitati a copiare una fake news lanciata dal Gazzettino di Padova e rilanciata qualche giorno dopo, senza un minimo di approfondimento, da Il Fatto Quotidiano. Finora avevo scelto la strada del silenzio; chi mi conosce sa che non vado dietro falsi scoop e gossip giornalistici: preferisco lavorare, specie in questa fase emergenziale. Non sono stato fermo però: ho infatti dato mandato ai miei legali, una volta acquisite tutte le informazioni pubblicate, di procedere ad un’articolata denuncia-querela nei confronti degli autori di questi falsi scoop, ancor più gravi in questa situazione critica dove non dico andrebbe elogiata la scelta di chi lascia la propria città per aiutare coloro che hanno bisogno, ma almeno andrebbe lasciato in pace. Peccato, perché qualcuno - e non certo io - ha perso una buona occasione per riabilitarsi agli occhi della collettività”.

Borriello guarda avanti: “Prometto sin da adesso che ogni ricavato legato all’azione giudiziaria che ho intrapreso sarà devoluto in beneficenza. Come ho fatto in tante altre circostanze. Non mi piace pubblicizzare iniziative personali legate alla solidarietà e infatti ho lasciato trascorrere la Pasqua senza promozionarle. Ma in questa circostanza è necessaria: nella settimana Santa mi sono permesso di fare una donazione economica - potrei definirla ‘consistente’ visto il mio reddito – ad un’associazione di volontariato di protezione civile della mia città, mantenendo il più stretto riserbo sulla cosa perché è giusto che la beneficenza resti nel proprio io e non sia divulgata. L’ho fatto perché, pur avendo deciso di venire in Veneto in questo momento, sono affettivamente legato alla mia città, dove risiedono i miei figli, mia madre, i miei fratelli e tante, tantissime persone alle quali sono legato da rapporti di stima e profondo affetto. A ognuno di loro assicuro che sto lavorando, come al solito senza lesinare sforzi, per conoscere al meglio le dinamiche di una sanità che sta radicalmente cambiando per affrontare l’emergenza. Sono e resto il Ciro Borriello di sempre: quello schietto, senza peli sulla lingua, finanche ‘antipatico’ ma sempre pronto a mettermi al servizio del prossimo. E non saranno certo quattro ‘pennivendoli’, che hanno il coraggio di professarsi giornalisti nonostante non siano in grado di verificare le notizie, a scalfire le mie convinzioni”.