A cura della Redazione

Andare in vacanza evitando per scelta qualsiasi forma di collegamento con l'esterno, come faccio da anni (solo il telefonino, ma unicamente per ricevere notizie d'emergenza che richiedano assolutamente che io venga contattato) è un buon bagno di umiltà: serve a ricordarci che le cose succedono, ma il mondo può benissimo andare avanti senza di noi.

Riprendendo i contatti con gli eventi, devo però salutare Antonio Farro, scomparso la notte di Ferragosto.

Medico di grande valore, gentiluomo amato - e ora rimpianto - da tutti, senza eccezione alcuna, persona caratterialmente mite, ma nient'affatto cedevole sui principi, sebbene di grande cultura e apertura mentale, nella mia valutazione è stato quanto di più simile io possa immaginare a un santo, sempre affettuoso, empatico e disponibile. Lui lo era però (se vogliamo continuare nella metafora) in modo laico, essendo cresciuto in una famiglia di forti ideali mazziniani, secondo l'impulso ricevuto dal padre, il mitico dottore Pietro delle mie memorie di adolescente e di giovane uomo.

Erano ideali vissuti, ecco il punto, in un contesto di religiosità dei Diritti dell'Uomo, in cui Lui trovava compagno mio fratello Enrico, anch'egli grande medico umanista e suo amico inseparabile.

Se ne rinnovi per il loro esempio di vita il ricordo in quanti li conobbero e stimarono e la mia gratitudine per quanto mi hanno insegnato sul piano etico e sociale