A cura di Anna Casale

Sembra quasi un contrasto quello tra il giorno dedicato alla commemorazione dei morti, 2 novembre, e la dolcezza del tipico “Torrone”, a base di cioccolato con la presenza al suo interno di nocciole o frutta candita. Ma per quale motivo si consuma? Tutto ha origine remote. In ogni epoca storica si rintracciano riti di offerte alimentari ai defunti. Il torrone è simbolicamente un omaggio ai defunti per ricreare il viaggio verso l’aldilà, è detto anche “O’Murticiell”, ed ha la forma caratteristica di una cassetta che nell’immaginario è riconducibile ad una bara. Usanza che può essere letta anche come un’esorcizzazione del vivente nei confronti della morte.

Gli usi tradizionali di questa ricorrenza, nei tempi passati, sono stati molteplici.

Un tempo i bambini donavano questo torrone ai morti ma non solo, vi era anche l’usanza di lasciare delle pietanze sulle tombe. Questo perché vi era la credenza che le anime dei defunti, già dai giorni precedenti la loro commemorazione, tornassero a far visita ai parenti ancora in vita.

In alcuni comuni del territorio vesuviano, nella notte tra il 1 e il 2 novembre, si era soliti imbandire una tavola nella stanza più bella della casa, solitamente quella da pranzo, che alcuni di noi possono ricordare nella casa di nostri nonni come quella usata per le grandi occasioni. Si lasciava una cena composta da due fette di pane, del sale, limone ed un bicchiere d’acqua. Come se le anime dei propri cari, in questa notte, fossero in grado di cibarsi di ciò che gli veniva lasciato. Ma c’era anche chi lasciava loro un posto a tavola, chi non sbarazzava la tavola dopo cena per dare la possibilità alle anime di rifocillarsi e chi lasciava un secchio d’acqua sotto la finestra per permettere loro di dissetarsi.

Matilde Serao, nella sua rubrica “Mosconi” raccontava dell’usanza diffusa e praticata dai bambini partenopei nel periodo dei morti. Questi scorrazzavano per i vicoli della città con una scatola di cartone, detto ‘o tavutiello, su cui era raffigurato un teschio, sulla cui sommità vi era una fessura. All’interno inserivano la monetina regalata loro dai parenti (per l’occasione) e la agitavano intonando una cantilena all’indirizzo dei passanti: “Signurì ‘e mourte, sott ‘a pettola che ‘nce puorte e ‘nce puote ‘e cunfettielle, signurì ‘e murticielle” , questi ultimi vi inserivano all’interno, anticamente, confetti e nel tempo monetine.

Tradizione questa analoga a quella del mondo anglosassone di Halloween, in cui i bambini mascherati da personaggi “macabri” girano per le case chiedendo “trick or treat”(dolcetto o scherzetto).

L’incredibilità della cultura è anche questa: in paesi diametralmente opposti, lontani migliaia di chilometri, vi si possono rintracciare comunanze e similitudini negli usi e costumi.