A cura della Redazione

Gioia e tristezza. Sono i sentimenti che proviamo guardando le foto delle due Curve: quella della Vigilia di Natale del 2019 e quella del 2020. E’ passato appena un anno, ma sembra trascorso un secolo.  

Oggi viviamo in un’altra dimensione. La pandemia da coronavirus ha stravolto la nostra vita, le nostre abitudini, le nostre tradizioni. Ci vengono negati abbracci, strette di mano, baci. Una sofferenza soprattutto per noi napoletani, sempre molto calorosi nei saluti.  

Questa vigilia di Natale noi torresi la temevamo. Avevamo paura che nonostante i continui appelli lanciati dai mass media e dalle Istituzioni la famosa “Curva” si riempisse di giovani, com’è tradizione in questi giorni di festa. Temevamo perfino tafferugli con le forze dell’ordine. Invece ci sbagliavamo. Una volta tanto dobbiamo ammettere che alla strafottenza i giovani hanno preferito la responsabilità; ad una bevuta in massa, la rinuncia al brindisi; alla socializzazione, l’isolamento.   

In sostanza ci hanno detto che – in momenti drammatici, quali quelli che stiamo vivendo - di loro ci si può fidare. E noi li ringraziamo. Hanno evitato che, a causa degli asintomatici, l’infezione si propagasse a macchia d’olio e investisse come un treno in corsa le persone più anziane e più deboli.

“Addà passà 'a nuttata”, diceva il grande Eduardo. Certamente passerà, e insieme a tanto dolore e sofferenza la speranza è che da questa tragedia sapremo trarre utili insegnamenti. D'altronde la vita è una scuola, dalla quale non si finisce mai di imparare.