A cura della Redazione

L’ampliamento dei depositi di prodotti petroliferi a ridosso del porto di Torre Annunziata, con la costruzione di ulteriori due grandi serbatoi lungo una linea di costa, che dovrebbe essere valorizzata e non ulteriormente  deturpata, rappresenta una condizione inaccettabile per un territorio già in grande sofferenza e che da tempo chiede risposte per la salvaguardia dell’ambiente e per la riqualificazione urbanistica.

Ma a far saltare il tavolo è stata la posizione dell’Ufficio Ambiente della Regione Campania che, dopo aver analizzato il progetto di ampliamento presentato nel dicembre 2019 dalla società ISECOLD srl, ha dichiarato la non assoggettabilità alla procedura VIA, privando così  i cittadini di quel naturale confronto pubblico sulle verifiche di impatto ambientale previste dalla vigente normativa.

Ad insorgere contro la Regione Campania vi sono cittadini, associazioni senza scopo di lucro, parlamentari, consiglieri regionali e tecnici che hanno presentato un corposo e documentato ricorso al TAR Campania per veder annullato il decreto  dirigenziale n. 201 del 9 dicembre 2020, contestando una serie di anomalie e soprattutto la superficialità dell’istruttoria tecnico-amministrativa.

“In questo procedimento vi sono troppe anomalie che richiedono una radicale revisione dell’istruttoria – spiega la senatrice Virginia  La Mura -. Ritengo che una mobilitazione così ampia di associazioni e cittadini, accompagnati da esponenti politici nazionali e del territorio, debba far riflettere gli uffici regionali che dovrebbero immediatamente  assumere, in regime di  autotutela, atti volti a sospendere i provvedimenti ingiustamente emanati, basati su valutazioni che denotano l’assenza di una politica energetica regionale ed una assoluta carenza di sensibilità in tema ambientale per la salvaguardia del territorio costiero ed anche  della saluta pubblica”.

Sullo sfondo un provvedimento di revoca di un permesso di costruire del 2015 rilasciato dal comune di Torre Annunziata alla ISECOLD proprio per violazioni del Testo Unico sull’Ambiente ed un progetto, presentato a fine 2019 in sanatoria.

“Come è possibile che le verifiche condotte dalla Regione Campania - continua la Senatrice La Mura -  non tengano nella dovuta considerazione che l’intero deposito costiero, e non solo l’ampiamento, risulta  posizionato all’interno della  perimetrazione della “Zona Rossa” del Piano Nazionale di Emergenza Vesuvio  approvato dalla Protezione Civile Nazionale, aggiornato nel 2015 ed  integralmente recepito  dalla stessa  Giunta Regionale della Campania?  Come è possibile che non sia stata esaminata la problematica connessa alla stabilità dei terreni di sedime, i possibili fenomeni di liquefazione delle sabbie sotto l’effetto di un sisma  ovvero le questioni legate al trasporto solido responsabile dell’insabbiamento del porto? Come è possibile non tener conto che sono stati spesi recentemente oltre 30 milioni di euro per il dragaggio dei fondali del porto correndo il rischio di vanificare tali investimenti nel rafforzare la presenza di una lingua di terra che solo nel 1960 non esisteva? Affrontare questioni così delicate per il territorio – conclude la senatrice – in mancanza di una pianificazione di più ampio respiro, senza neanche tener conto dei depositi costieri del vicino porto di Napoli, è veramente una condizione aberrante”.