A cura della Redazione

Il magistrato emerito Michele Del Gaudio ricorda Enrico Prisco, medico pediatra di Torre Annunziata nonché fratello di Salvatore, docente universitario, scomparso prematuramente 9 anni fa e che oggi avrebbe compiuto 65 anni. Lo ricorda tornando indietro nel tempo quando, ancora ragazzino, frequentava la casa della famiglia Prisco in via Parini.

Il 6 marzo Enrico compie 65 anni.

Lo festeggia assieme a noi, anche se nella confinante dimensione ove spazio e tempo sono fuggitivi.

Lo festeggia in particolare assieme a Rachele, la sua figlioletta teenager.

Cara Rachi, hai dovuto rinunciare troppo presto ad abbracciare papà nella vita delle stagioni e non ti basta accarezzarlo solo dentro il cuore.

Eppure sei cresciuta, sei intelligente, forte, bella… consapevole di avere un dolore eterno.

Ho conosciuto Enrico nell’accogliente veranda della suggestiva casa di via Parini. Mi ero intrufolato dietro mio fratello maggiore Franco, compagno di classe dell’omologo Salvatore.

Avevo nove, dieci anni e mi inoltrai in perlustrazione immergendomi subito nell’enorme salone a vetri decorati… e rimasi sbalordito: germogliava di giocattoli… mi folgorò il fortino dei soldati americani che si difendevano dagli indiani… molto dopo capii che la storia era inversa.

Mentre toccavo i tronchi protettivi della roccaforte, appoggiata su un tavolino, feci un salto all’indietro, provocando la caduta del teatrino delle marionette alle mie spalle.

Lì, proprio lì, dietro il fortilizio, c’era un piccolo apache rannicchiato, spaventato… Era Enrico nei suoi cinque, sei anni.

In un primo momento fui orgoglioso di incutere timore, poi fra una domanda e una risposta cominciammo a giocare fino a quando la sera ci separarono a forza.

Da quel giorno, appena Franco andava a studiare da Salvatore, lo seguivo di nascosto e mi infilavo nella “veranda dei sogni” ove Enrico era il principino e io il paggio autorevole.

Con gli anni ci perdemmo di vista per ritrovarci universitari intenti a corteggiare.

Dai soldatini alle soldatine, la nostra divenne un’amicizia profonda, dimora delle nostre confidenze, superficiali e intense, anche intime, su cotte e amori, sullo sport e sui tramonti proiettati nell’avvenire.

Fu allora che capii Enrico!

Buono, generoso, affidabile, con una personalità solida… che però dissimulava una insicurezza  di fondo, che a volte lo opprimeva: si sentiva schiacciato da una famiglia di fenomeni: la mamma baronessa, il padre noto avvocato, il fratello genio, lo zio scrittore famoso. Quando restavamo in silenzio, godendo solo della compagnia, sgusciava il suo disagio: non sarebbe mai diventato come loro, non poteva competere… Ed io a tessere le sue lodi, da quelle caratteriali a quelle comportamentali… Ho imparato da lui dei modi di fare affascinanti che imito ancora oggi… e, mentre li riproduco, me lo sento accanto…

No, Enrico non ha mai avuto niente da invidiare a nessuno, neanche ai suoi familiari. Ha costruito con umiltà il suo percorso, godendo sempre della stima degli altri, in tutte le formazioni sociali in cui ha operato, dal mondo professionale a quello sociale, associativo, conviviale: teneva sempre banco, con la sua allegria, la cultura, la cortesia smisurata, che faceva sentire a suo agio chiunque, anche i suoi piccoli pazienti poveri e soli… il dottore papà, il volto buono che non faceva male, gli occhi suadenti, le attenzioni che disarmavano le paure infantili, rassicurate dal suo parlare semplice e chiaro.

Forse in quelle bambine, in quei bambini riannodava gli anni fino alla “veranda dei sogni”… continuava ad essere quell’Enrico, puro e spontaneo, nonostante le avversità e la maturità acquisita… Solo restando bambini si può partire davvero… Ed io l’ho emulato anche in questo… rimanere bambini per essere adulti, rimanere figli per essere padri… Sei tu, cara Rachi, il dono più prezioso che ha fatto al mondo.

Auguri per il tuo compleanno, Enrico! Auguri per il presente e il futuro, 

(Nella foto, da sinistra Enrico Prisco e Michele De Gaudio)