A cura della Redazione

Dieci anni fa veniva a mancare prematuramente, a 54 anni, Giovanni Gurgone, dirigente della Novartis di Torre Annunziata, ma soprattutto immenso Uomo di sport. Faceva parte della famiglia di torresette.news fin dal primissimo numero apparso in edicola. Per ricordarlo, riproponiamo lo scritto a firma del nostro direttore Giuseppe Chervino.

La denominazione “PalaOplonti” l’aveva coniata lui. Uno dei tanti “prodotti” della connaturale, innata e spiccata fantasia di Giovanni Gurgone. Un surrogato, un palliativo per rendere l’evento sportivo più accattivante. Il PalaOplonti, in effetti, non esiste ancora e chissà se mai verrà realizzato. Per tante, troppe generazioni di sportivi torresi il Palazzetto dello Sport è rimasto un miraggio. Anche Giovanni lo sognava. Di vederci giocare il “suo” Oplonti Volley e magari di calcare lui stesso il parquet. Ma ha dovuto accontentarsi della palestra di una scuola trasformata in sede del Comune, enfatizzandone il nome.

Giovanni Gurgone era un immenso uomo di sport: atleta, promotore, animatore, dirigente, giornalista. Aveva tre figlie: Ilaria, Danila e la Pallavolo. Guai ad adoperare per questa disciplina l’abusata terminologia di “sport minore”. Ti correggeva subito in “sport autentico e, soprattutto, pulito”. Come autentica e pulita era la sua personalità. Nella graduatoria dei suoi sport preferiti al secondo posto c’era il calcio, ma non quello deformato dal business bensì quello amatoriale, ancora dal sapore genuino, che lo ha visto protagonista di tante sfide a difesa dei pali di numerose formazioni. 

Ne ricordo una su tutte: la rappresentativa del Circolo Professionisti e Artisti di Torre Annunziata, di cui Giovanni era un socio fondatore e uno dei più assidui promotori. Un team mitico composto da personaggi quasi da palcoscenico (una citazione per tutti: il “Mafrone”) nel cui strettissimo legame si sovrapponevano amicizia, ironia, complicità, sano agonismo e partecipazione. Ma la vera passione, l’attrazione risultata assolutamente fatale per Giovanni, era quella della Pallavolo.  La sua vita era “sotto rete” che poi era anche il titolo della rubrica televisiva da lui ideata e condotta per Vesuvio TV.

Il Volley inteso come ideale di vita, come strumento educativo, come viatico per il confronto, la conoscenza. Una valente missione sociale per promuovere i valori che autorizzano ad oltrepassare la barriera costituita da competizione e agonismo. Provate a fare il nome di Giovanni Gurgone nell’ambiente della pallavolo regionale: tutti lo conoscono e tutti, indistintamente, ne apprezzano la competenza, l’equilibrio, la saggezza, l’autorevolezza. Io sono un fortunato perché ho conosciuto profondamente anche la versione privata di Giovanni. La moglie Maddalena e le figlie Ilaria e Danila erano il fulcro della sua esistenza, il serbatoio inesauribile di energia dal quale attingeva ogni giorno per ricaricare la sua vitalità, la sua vivacità, il suo entusiasmo, il suo essere marito amorevole, padre affettuoso e professionista stimato.

Alla famiglia di TorreSette il fato ha deciso di sottrarre, con un evento tanto improvviso quanto traumatico, un componente storico che ha creduto nel nostro progetto editoriale fin dalla sola, embrionale idea, incoraggiandola e condividendola da subito. Giovanni era Uno di noi e lo resterà sempre. E lo voglio gridare con il cuore sì infranto dal dolore, ma con orgoglio e gratitudine per essermi fregiato e arricchito con la sua sincera e autentica amicizia. Ti voglio bene Gurga!

GIUSEPPE CHERVINO