A cura della Redazione

Stamattina, presso la “Panchina della libertà di stampa” all’interno di Villa Parnaso di Torre Annunziata, prima uscita ufficiale del “Comitato di liberazione dalla camorra e dal malaffare” con i parlamentari Paolo Siani e Sandro Ruotolo per ricordare Giancarlo Siani, il cronista de 'Il Mattino', ucciso dai killer della camorra il 23 settembre del 1985, per il suo lavoro di denuncia contro i clan di Torre Annunziata. L'appuntamento era stato fissato quando ancora non si era consumato l'omicidio del 35enne Francesco Immobile, avvenuto ieri in pieno giorno davanti alla chiesa di Sant'Alfonso de' Liguori a Torre Centrale.

All’iniziativa era presente una folta delegazione dell’Amministrazione comunale, tra cui il sindaco Ascione, gli assessori Cirillo, Di Leva, Muto, Refuto, Vitiello e il presidente del Consiglio Raiola. Presenti, inoltre, la vedova e la figlia di Maurizio Cerrato, Tania Sorrentino e Maria Adriana; la figlia dell’imprenditore Luigi Staiano, Fabiola; il presidente di Libera locale don Ciro Cozzolino; il presidente dell’Osservatorio Permanente per la Legalità, Giovanni Taranto.

«Oggi siamo qui dopo quasi due anni - inizia Sandro Ruotolo -.. Da quel 13 dicembre 2019 giorno nel quale, in concomitanza con il conferimento della cittadinanza onoraria a Giancarlo Siani, pensavamo di aver espugnato quel maledetto Fortapache e che Torre Annunziata avesse fatto pace con lo stesso Giancarlo. Invece oggi ci ritroviamo di nuovo qui a Villa Parnaso, attorno alla panchina della libertà di stampa, perché Fortapache purtroppo non l’abbiamo ancora espugnato. Gridiamo forte la necessità di una presa di coscienza. Abbiamo bisogno di uscire dalla paura e dall’omertà attraverso un lavoro con la società, nella società. Non possiamo pensare di vincere, però, se siamo soli. Abbiamo bisogno di fare squadra e di fiducia nelle forze dell’ordine. Stiamo giocando una partita drammatica perché la situazione criminale qui a Torre Annunziata si è inasprita con le scarcerazioni e i clan si dividono dando vita ad un’autentica guerra di camorra per il controllo del traffico di droga, delle estorsioni e anche degli appalti con l’imminente arrivo di centinaia di miliardi di euro. Per questo lo Stato deve fare lo Stato, ma la società civile deve fare la sua parte: scuotere le coscienze, fare rete perché è una partita che sono sicuro vinceremo. Insieme!». 

Poi prende la parola Paolo Siani: «L’accoglienza che mi avete riservato stamattina, in memoria di Giancarlo, mi commuove. Sentire che la presenza di mio fratello, dopo 36 anni, è ancora viva tra voi, mi emoziona profondamente. Il 23 settembre ricorderemo Giancarlo a Roma alla Camera dei Deputati e il 24 all’Università La Sapienza distribuendo un libro contenente la raccolta di 57 suoi articoli. Vi stupirete nell’apprendere che si tratta di scritti che non riguardano la camorra, ma argomenti come lavoro, sindacato, proteste degli operai, lotte studentesche perché gli anni ottanta erano caratterizzati da una profonda crisi dovuta al post terremoto. Esattamente come oggi, post Covid.  Abbiamo scelto un precorso più lungo e articolato per ricordare Giancarlo per dimostrare che la camorra si può combattere e non solo attraverso la repressione. E’ vero, siamo in guerra e l’affrontiamo, ma se parallelamente non iniziamo a ricostruire, saremo sempre in emergenza. Torre Annunziata ha le stesse dimensioni di città come Imperia, Sassuolo dove i posti per l’asilo nido, però, sono il triplo, il quadruplo. Oggi, se io fossi il sindaco di una città, farei una sola cosa: chiamerei i migliori esperti che sappiano indicare come spendere i soldi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ndr) che arriveranno. Altrimenti questi fondi verranno stanziati, non sapremo spenderli e torneranno indietro. I temi essenziali, dunque, sono lavoro e sviluppo. E Abbiamo un’enorme opportunità, attraverso i finanziamenti dell’Europa, per programmare una crescita esponenziale del Sud».

E' la volta, poi di Fabiola Staiano: «Per me è sempre una sofferenza presenziare a queste manifestazioni. Un’ansia che mi porto dietro dall’età della ragione avendo perso il mio papà quando avevo 4 anni. Oggi, però, mi conforta questa presenza attiva diversa che noto e che forse negli anni precedenti non c’è mai stata. Bisogna lottare e farlo insieme»

«Mi rammarico perché sento qualcuno che invita a scendere in piazza - afferma Tania Sorrentino -. Avrei voluto ascoltare questo appello per l’omicidio di mio marito e non per quello di altri. Combattiamo una guerra impari perché le nostre armi non sono uguali alle loro. Solo unendo le nostre forze possiamo sconfiggere i fenomeni criminali. La paura e l’omertà non ci aiutano».

Conclude gli interventi don Ciro Cozzolino: «Stiamo combattendo una battaglia difficilissima. Non basta una manifestazione, un incontro, la buona volontà singola o collettiva. Il dramma che stiamo vivendo in questi giorni in città si è sedimentato negli anni. La camorra si è radicata profondamente con il tempo. Inutile chiedersi “cosa stiamo facendo, quali risultati abbiamo ottenuto”. Bisogna affrontare insieme e con forza le varie fasi che si susseguono e porci l’obiettivo di disarmare la città! Non solo dai camorristi, ma anche da chi si maschera dietro il perbenismo per fare ancora più male della criminalità».