A cura della Redazione

Con l’approvazione definitiva del disegno di legge n. 3289 il Parlamento ha conferito delega al Governo di monitorare i limiti della spesa previsti per l'attuazione delle disposizioni incentivanti il ricorso alle “alternative dispute resolution”, al fine di prevedere - al verificarsi di scostamenti dai limiti di spesa prefissati - l'incremento del contributo unificato a copertura delle ulteriori spese emerse in sede di monitoraggio.

Ancora una volta il costo del tentativo di deflazionare il numero di processi viene posto sulle spalle degli Avvocati e, ancora di più, dei cittadini.

L'articolo 6 della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo sancisce “il diritto di ogni persona ad un processo equo ... da parte di un tribunale indipendente ed imparziale” e già più volte la CEDU ha condannato lo Stato Italiano per la violazione del diritto di accesso alla giustizia. Dopo i formalismi bizantini del ricorso in Cassazione, oggi è la volta dei rincari dei costi di accesso alla Giustizia che, nei fatti, incidono sulla sostanza stessa del diritto leso. Lo stato Italiano, lungi dal tentare di accelerare con strumenti concreti i tempi spaventosi dei procedimenti, sceglie di impedire ai cittadini l’accesso ad un equo e giusto processo. Aumento del numero dei Magistrati, aumento del personale di Cancelleria, implementazione del digitale e uniformità dei sistemi telematici sarebbero la semplicissima ricetta da adottare, che da anni l’Avvocatura invoca a gran voce, insieme alla introduzione di termini perentori anche a carico dei Magistrati per l’emissione dei provvedimenti che, senza alcun controllo di sorta, sovente costituiscono il vero collo di bottiglia dei procedimenti.

Mentre il tentativo di riforma dei codici di rito ha già dimostrato nei decenni precedenti la sua totale inutilità, l’introduzione dell’Ufficio del Processo e l’implementazione dei sistemi di ADR sono strumenti che riceveranno a breve il vaglio dei fatti, senza che l’Avvocatura mostri nei confronti degli stessi una chiusura pregiudiziale. Ciò che la classe forense non può tollerare, tuttavia, è la sistematica violazione del diritto di ottenere Giustizia che viene metodicamente sacrificato sull’altare di ogni confusa e raffazzonata “riforma”. Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata, pertanto, nella seduta 2 dicembre scorso, dando voce alla intera Classe Forense oplontina, chiede fermamente che i Decreti Delegati di attuazione del DdL citato apportino le correzioni necessarie a tale incresciosa previsione normativa, revocando il paventato aumento del Contributo Unificato.

Il presente deliberato verrà inviato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Giustizia, ai Presidenti delle Commissioni Giustizia della Camera e del Senato, al Presidente della Commissione Finanze della Camera, al Presidente della Commissione Finanze e Lavoro del Senato, al Consiglio Nazionale Forense, all'Organismo Congressuale Forense ed a tutti i COA del distretto.