A cura della Redazione

Sono trascorsi 14 anni dall'omicidio di Giuseppe Veropalumbo, ucciso da un proiettile vagante esploso la sera della vigilia di Capodanno del 2007 da mani ancora sconosciute per "festeggiare". Una "brutale" abitudine, quella di sparare l'ultimo dell'anno con armi da fuoco, che costò la vita all'allora 30enne Giuseppe che, insieme ai suoi familiari, stava festeggiando l'arrivo del nuovo anno nella casa di corso Vittorio Emanuele a Torre Annunziata. 

Da quel momento, la vita della moglie Carmela Sermino e della figlia Ludovica non è stata più la stessa. Il loro desiderio di Giustizia non si è mai sopito. 

Ricordiamo Giuseppe con un emozionante scritto di Michele Del Gaudio, già magistrato e parlamentare nonché esponente della società civile da sempre impegnato nella lotta alla camorra e alle illegalità. 

 

Per Carmela e Ludovica è sempre traumatico andare a letto l’ultimo giorno dell’anno. Per quanto si sforzino e non ne parlino, il ricordo della tragedia è costante.

Stasera Ludo è in cucina, con il viso sui gomiti, lo sguardo altrove che osserva la tv cantare e ballare, con lo spumante dietro le maschere di una umanità gioiosa, perforata da bagliori ed iniquità, ansiosa di brindare per dimenticare e sperare.

La stanza è ingenua, essenziale, arredata con sentimenti radicati, incrollabili, lancinanti ed ideali sinceri, appassionati, insopprimibili. La sala viene utilizzata per manifestazioni antimafie. Vi ha sede l’associazione intitolata a Peppe. Mobili scarni, impegno tanto, sentito, riflessivo, efficace, inquieto.

Stasera Ludo finge di avere sonno, si corica prima delle 23.15, per consentire alla mamma l’esclusiva dell’abbraccio al papà in una tela impressionista di una assenza presenza che frantuma i vetri del balcone e della vita come quel 2007. Immancabili i flash rosso sangue dei concitati momenti dello sparo! Uno, imprevisto, imprevedibile, ancora immotivato. Squarcia il petto di Peppe, i loro cammini puri ed onesti, il palazzo storpiato, testardamente in cerca di futuro, l’intera Torre Annunziata, troppe volte sfregiata, non ancora doma. Alcuni farabutti esplodono quasi cento colpi, occultati dai tradizionali botti, per festeggiare uccidendo.

Ludo, nei suoi 14 mesi, è in braccio a Peppe. Nonne, nonni, zie, zii, cugine, cugini… riuniti a casa sua nella elettrizzante attesa dell’unica mezzanotte che fonde e fende… incolpevoli, immacolati, effervescenti di insalata di mare, linguine di scoglio, baccalà fritto e capitone… e vinello vesuviano… e il tempo che si immola tre quarti d’ora prima. Accorre immediato il giornalista mai dimezzato, Carmine Alboretti, e conforta la disperazione incredula, appena vedova. Ne nasce un’amicizia solida, spezzata dalla prematura morte di Carmine.

Stasera Ludo, rea di un’adolescenza violentata dal crimine, è chiara, trasparente, luccicante. Mente e cuore al papà, che frequenta solo in foto, ma conosce, perché Carmela non ha mai smesso di amarlo.

Stasera Ludo finalmente lo vede, Peppe… nella cameretta ancora dipinta d’infanzia… le si avvicina felpato e le accarezza i capelli:

- Ciao, figlioletta!

- Ciao, pa’! Che felicità!

- Voglio tornare!

- Ma sei già tornato, sei qui, accanto a me!

- Sì, ma posso svanire di nuovo! Solo tu puoi trattenermi. Pensami sempre! Pensami anche quando sei compiuta col tuo ragazzo!

- Mamma, mamma, papà è tornato! Devo dirlo alla piccola di Maurizio Cerrato! Babbo Natale esiste e fa tornare i papà!

- Hai fatto un brutto sogno?

- Sogno? Papà è accanto a me! Pà, dove sei? Ti sei nascosto?

- Ludo, calmati! Se hai sognato papà, hai fatto un bel sogno!

- No, no, non può essere un sogno! Mi ha lambito il viso, coccolato!

- Sogno o non sogno, papà è sempre accanto a noi!

- Allora era un sogno… è finito…

- No, Ludo, non c’è fine che finisca davvero!

- Allora lo incontrerò ancora? Almeno in sogno?

- Sì, Ludo, io lo incontro tutte le notti!

La cameretta bambina si illumina di Peppe, di famiglia unita, di eterno. Sono le 23.15 del 31 dicembre 2021.

MICHELE DEL GAUDIO