A cura della Redazione

Deporre le armi. Tutti insieme, improvvisamente. E’ l’ipotesi di pace per l’assurda guerra in Ucraina che la scrittrice e docente Carola Flauto auspica in un racconto breve dal titolo "Le mani libere”. Ve lo proponiamo nella sua straordinaria capacità di interpretazione dei sogni di tutti noi.

Il carro armato ringhiò sull'asfalto e si bloccò come un leone arreso. Dietro di lui anche gli altri fecero lo stesso. I soldati tirarono su i portelloni, abbandonando la pancia della bestia di ferro. Scesero in strada tutti. Erano giovanissimi, stanchi, emaciati. I primi della fila gettarono le armi a terra e gli altri, uno ad uno, li imitavano. Si fece un'alta montagna di ferro. 

Poi si sdraiarono a terra. In contemporanea nel cielo gli aerei facevano capovolte senza più lanciare gli escrementi di fuoco. Quelli che erano nascosti e mimetizzati dentro gli antri dei palazzi sventrati uscirono fuori e li raggiunsero. Non importava più da quale parte stessero. Erano tutti assieme, come quando andavano ai rave. Si sdraiarono a terra a guardare le pirouette degli acrobati nel cielo ancora plumbeo. 

Ciò avvenne in contemporanea in tutte le strade di tutte le città occupate. Avevano sincronizzato gli orologi. Il richiamo si era diffuso come per un flash mob. Mai si seppe chi aveva iniziato a liberarsi le mani. I giornalisti di tutto il mondo riprendevano da ogni città l'evento. 

"La guerra si è fermata!", dicevano i corrispondenti. "Le mani dei soldati sono libere. Hanno deciso loro. Non si capisce cosa sia accaduto e come abbiano fatto a coordinarsi. Hanno deciso di smettere. Tutti. Tutti insieme. E sono tanti proprio tanti. Nessuno può più fermarli!".

Carola Flauto

(nell'immagine, l'opera simbolo anti-militarista e anti-guerra dell'artista Bansky)