A cura della Redazione

Pubblicato il rapporto sulla dispersione scolastica a Torre Annunziata. Redatto dall'Ambito Sociale N30 - che comprende il Comune oplontino (capofila) e quelli di Boscoreale, Boscotrecase e Trecase -, guidato dal dirigente Nicola Anaclerio, il documento prende in esame il periodo 2020-2021 di frequentazione degli alunni minorenni, soggetti all'obbligo scolastico, delle classi delle primarie (elementari), secondarie di I grado (medie) e secondarie di II grado (superiori) degli Istituti cittadini.

Fondamentale, per la stesura del rapporto, la collaborazione delle stesse scuole, che hanno fornito i dati poi elaborati dalla task force multidisciplinare di professionisti del Sociale predisposta dall'Ambito per la loro analisi fino a giungere al rapporto finale.

Si tratta della prima indagine di questo tenore svolta sul territorio di Torre Annunziata, che diventerà poi sistemica per monitorare costantemente il fenomeno.

Innanzitutto, bisogna comprendere cosa si intende per dispersione scolastica. Il minore, per cui c'è l'obbligo di andare a scuola, si considera inadempiente quando, seppur iscritto regolarmente, «ha cumulato un numero di assenze tali da compromettere l'apprendimento e l'acquisizione delle conoscenze previste per la classe di corso e, in taluni casi, il superamento dell'apprendimento scolastico», si legge nel documento.

Ciò significa che vi è dispersione quando:

1) le assenze sono state in numero cospicuo;

2) non sono giustificate;

3) sebbene l'alunno abbia ripreso a frequentare, il numero di assenze è tale da inquadrarlo come inadempiente;

4) sebbene l'alunno sia stato ammesso a frequentare l'anno scolastico successivo (ossia, è stato promosso), è comunque risultato inadempiente nel corso dell'anno precedente.

Prima di analizzare nel dettaglio i numeri a Torre Annunziata, il rapporto fa una panoramica della situazione a livello nazionale. Nel quinquennio 2013-2017, il tasso di dispersione scolastica, contrariamente a quanto si possa immaginare, è stato più o meno simile tra Nord e Sud: nel primo caso, si è registrato il 25,2% nel Nord-Ovest del Paese e il 21,9 nel Nord Est (in media il 23,5%), nel secondo il 24,4%. Il dato aumenta invece nelle isole (29,4%), cala al Centro (22,5%).

Nel biennio 2017-2018 e 2018-2019 (intesi come anni scolastici di riferimento), nelle scuole medie, sugli oltre 1,7 milioni di studenti, lo 0,34% (ovvero 5.852 alunni) hanno interrotto la frequenza nel corso dell'anno. Ci sono poi i ragazzi che hanno lasciato gli studi tra un anno e un altro, e sono stati 5.086, ossia lo 0,3%. La percentuale di abbandono, dunque, nel biennio, è stata pari allo 0,68% (10.938 alunni). Un altro dato significativo che emerge è che la propensione ad abbandonare gli studi è maggiore nei maschi rispetto alle femmine (0,7% a fronte dello 0,56%). In Campania è presente una percentuale di dispersione dello 0,75%, inferiore solo alla Sicilia (1,07%). Il dato più basso si riscontra in Molise (0,34%), laddove tuttavia la platea scolastica è più ridotta in termini di unità.

Nel biennio 2018-2019 e 2019-2020 (quest'ultimo, caratterizzato dall'era Covid), cala leggermente il tasso di dispersione nella secondaria di I grado (platea di 1.697.676 alunni): nel corso dell'anno, lo 0,25% ha abbandonato, tra un anno e l'altro lo 0,31%. In totale, 9.445 alunni e un tasso complessivo dello 0,56%. In Campania, il dato è sceso allo 0,67%.

Molto più alto il tasso di dispersione alle Superiori. Nel biennio 2018-2019 e 2019-2020 hanno lasciato gli studi il 3,33% degli studenti su una platea scolastica di oltre 2,6 milioni di ragazzi. I maschi sono più propensi ad abbandonare, anche in questo caso: il 4% a fronte del 2,6% delle femmine.

Nella mappa italiana, Sud e Nord Ovest presentano una percentuale di abbandono del 3,4%. Più virtuoso il Nord Est (2,9% e il Centro (3% in media). Nelle regioni insulari si registra il 4%. In Campania toccato il 4,1%.

Veniamo ora ai dati su Torre Annunziata. Nell’anno scolastico 2020-2021, su 6.627 iscritti negli Istituti cittadini, tra elementari, medie e superiori, 279 hanno abbandonato gli studi in base a quanto segnalato dalle stesse scuole ai Servizi Sociali, ossia il 4,21%. Nel dettaglio, 247 alunni fra elementari e medie hanno smesso di andare a scuola, 32 quelli delle Superiori. Di questi, una volta avviati gli interventi previsti dalla normativa da parte dei Servizi Sociali, a partire dal 7 aprile 2021 (giorno in cui è ripresa l’attività in presenza a seguito dell’emergenza Covid), 139 (il 50%) hanno ripreso a frequentare, il 32% non è tornato a scuola (88 alunni), il 14% ha ripreso la frequentazione saltuariamente (39 alunni) e il 5% (13 alunni) si è ritirato o trasferito.

Nel complesso, per la scuola primaria e secondaria di I grado, nell’anno scolastico 2020-2021, la percentuale di minori dispersi nella città oplontina è stata dell’1,45%, mentre alle Superiori il tasso di dispersione si è attestato all’1,07%.

All’inizio del nuovo anno scolastico, ossia quello in corso 2021-2022, 88 sono stati gli alunni risultati dispersi alla fine di quello precedente, fra questi ben il 25% (22) non sono più rientrati a scuola, «il reale tallone d’Achille della qualità e dell’efficacia del sistema formativo e dell’azione integrata di tutti i soggetti coinvolti (amministrazioni regionali e comunali, Tribunale dei Minori, Prefetture, Asl, privato sociale)», commenta la task force

La conclusione del team di esperti dell’Ambito N30 – che estenderà poi le rilevazioni anche agli altri tre Comuni a partire dall’annualità 2021-2022 – è che «la dispersione scolastica sia un fenomeno complesso e multifattoriale, caratterizzato da una stretta interdipendenza di variabili interne al contesto scolastico (offerta formativa, stabilità del personale docente), e variabili di natura educativa, culturale, sociale e psicologica». Vi sono, per la task force, «una stretta correlazione tra dispersione e condizione socio-culturale della famiglia» mentre «più sfumata è la correlazione del fenomeno con le condizioni socio-economiche»; «una stretta correlazione tra funzione insegnante e insuccesso scolastico»; «una stretta interrelazione tra disadattamento familiare e scolastico e disadattamento personale (autoemarginazione, demotivazione dello studente)»; «una stretta interrelazione tra sistema scolastico formale, sistema formativo allargato ed istituzioni, che dovrebbero essere una risorsa nel contesto territoriale».

«Oltre a mantenere attivi i servizi già programmati per il contrasto alla evasione scolastica, si è provveduto ad attivare nel nuovo Piano di Zona due nuove tipologie di servizi, il Centro di aggregazione Giovanile e il Tutoraggio educativo, che possono incidere in modo significativo sulle variabili psicologiche e sociali strettamente connesse al minore e al suo contesto familiare», evidenzia il rapporto. «E’ evidente che la dispersione si pone come indicatore della qualità del sistema formativo. Assume contestualmente il valore di ripensamento del ruolo e delle funzioni della scuola, della famiglia, e delle altre istituzioni interessate e impone la ricerca di risposte e interventi sempre più adeguati all’attuale complessità sociale», conclude il documento.