«Confidiamo nella misericordia di Dio, che può cambiare i cuori, e nell’intercessione materna della Regina della pace, nel momento in cui si eleva la Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei, spiritualmente uniti ai fedeli radunati presso il suo Santuario e in tante parti del mondo».
Sono le parole che Papa Francesco ha pronunciato domenica mattina, in piazza San Pietro, durante l’Angelus, proprio nel momento in cui, sul sagrato del Santuario di Pompei, si elevava la Supplica del 2 ottobre, prima domenica del mese del Rosario, uno dei due giorni dell’anno (l’altro è l’8 maggio) nei quali la preghiera composta dal Beato Bartolo Longo è elevata solennemente. La Supplica è stata presieduta dal Cardinale Lazzaro You Heung-sik, Prefetto del Dicastero per il Clero, e concelebrata dall’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo; da Monsignor Gennaro Pascarella, Vescovo di Pozzuoli e di Ischia con il Vescovo ausiliare Monsignor Carlo Villano; dall’Arcivescovo Monsignor Luigi Travaglino, Nunzio apostolico emerito; e da tutto il clero della Città mariana.
E il tema della pace è centrale anche nell’omelia del Porporato, originario della Corea del Sud. Commentando la Prima Lettura, appena proclamata, ne sottolinea i legami con il presente. Non viveva tempi facili il Profeta Abacuc che, nel suo Libro, «descrive l’ingiustizia del suo tempo, i tratti di un’umanità dominata da prepotenza, violenza, ingiustizia: una valle oscura nella quale l’uomo si sente solo, impotente, spaventato. Anche il Signore sembra silenzioso rispetto a quel dolore, a quella preghiera accorata che chiede aiuto. Il giusto chiede ragione a Dio dell’iniquità e della violenza del mondo: perché tutto questo, perché il male, perché la guerra? E così noi, oggi, possiamo chiedere: perché questa guerra fratricida in Ucraina? Perché la guerra in Siria e in tanti altri posti? Perché tanta ingiustizia nel mondo, tanta povertà, tanta fame? perché il rischio di un conflitto atomico?». Abacuc, però, ha una fede granitica e non si stanca mai di pregare, certo delle promesse di Dio. Un esempio anche per l’uomo contemporaneo. «Non vediamo forse oggi la stessa prepotenza, la stessa violenza, la stessa ingiustizia?», si chiede il Cardinale You, che incoraggia a non stancarsi «di pregare per la pace, come ci esorta spesso Papa Francesco, per un’economia che non uccide, per un dialogo senza riserve e perché la fraternità non abbia confini. La pandemia, le guerre, le ricchezze nelle mani di pochi e la miseria di tanti. Sono molte, in apparenza, le ragioni per arrendersi, ma il Signore ci dice di continuare ad avere fiducia in Lui, di continuare a pregare, di avere occhi per vedere che, malgrado tutto, Egli è presente e cammina accanto a noi rivelandosi nella Santissima Eucarestia, ma anche nella carità, nella speranza in un mondo nuovo, nell’amore familiare, nell’amicizia autentica. Egli è presente e visibile ogni qual volta le nostre ginocchia si piegano accanto ai nostri fratelli che chiedono aiuto. Nello sguardo dei poveri sono infatti gli occhi di quel Dio, che ci ama e ci dà segno della sua presenza nel mondo».
Quella di Abacuc è la stessa fede radicale del Beato Bartolo Longo, Fondatore del Santuario. Proprio ieri, 1° ottobre, ha avuto inizio a Pompei, l’Anno giubilare longhiano, un grande evento ricco di appuntamenti organizzati per celebrare il 150° anniversario dall’arrivo del Fondatore del Santuario e delle Opere di Carità nell’allora Valle desolata. «Centocinquant’anni fa, in un tempo altrettanto segnato da conflitti, ingiustizie e miseria – ricorda il Cardinale – il giovane avvocato arrivò a Valle di Pompei, abitata da pochi poveri contadini la cui esistenza era resa difficile dalla fatica, dalla malaria e dai briganti. Nell’ottobre 1872, mentre camminava lungo i sentieri di questa terra, sentì un’ispirazione interiore, che gli diceva: “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario”. Quella diventò la sua prima ragione di vita. Senza la preghiera, che dà testimonianza alla fede, ogni desiderio di bene vacilla, così come il nostro passo è debole e noi siamo fragili senza la mano materna di Maria, che ci accompagna. Se il Beato si fosse affidato alle sue sole forze oggi non saremmo qui, uno accanto all’altro, a pregare la Vergine nel suo Santuario, né ci sarebbero, intorno a noi, Opere di carità dalle porte sempre aperte ai poveri. D’altra parte, è evidente che tutto ciò che oggi vediamo qui a Pompei non può che essere opera di Dio che, per realizzare il bene, cerca la collaborazione dell’uomo, il quale deve farsi docile strumento nelle Sue mani».
C’è tanto da fare, dunque, e i credenti sono chiamati a non avere paura, ad essere collaboratori di Dio con l’aiuto di “Maria, stella dei naviganti e dei viandanti nel pellegrinaggio della vita”: «A cominciare dalla nostra interiorità e dalle nostre famiglie – spiega il Celebrante – c’è pace da donare e ci sono lacrime da asciugare, ferite da curare, porte da aprire a Cristo e ai fratelli». Da qui l’incoraggiamento finale del Cardinale, che cita le parole pronunciate da Gesù agli apostoli nel Getsemani: «Carissimi fratelli e sorelle: anche noi, alziamoci e andiamo!»
Il rito è stato introdotto dal saluto dell’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, che, nell’accogliere il Cardinale Lazzaro You, ricorda come le celebrazioni del 150° anniversario, offrano il tempo per approfondire la figura del Beato e comprenderne l’assoluta attualità. «Egli – dice il Prelato – parlava ai contemporanei e continua a parlare a noi oggi. Perciò vogliamo celebrare il 150° anniversario del suo arrivo a Pompei, ricordandone, per un anno intero, la figura e le opere e coinvolgendo i devoti della Madonna di Pompei nel mondo. Non è un evento locale, ma universale. Questa Città mariana guarda al mondo per veicolare, in un tempo difficile, un messaggio di pace e di concordia tra i popoli. E, per questo anniversario, Papa Francesco, ha concesso ai fedeli che verranno a Pompei il dono dell’indulgenza plenaria dal 1° ottobre 2022 fino alla fine di ottobre 2023». Le celebrazioni sono anche tempo propizio per comprendere che ciascuno è chiamato a seguire il Beato, a cercarne l’imitazione. «Desideriamo, altresì – prosegue Monsignor Caputo – vivere il 150° come un’occasione per fare nostra la missione di Bartolo Longo, ognuno per la sua parte: diffondere il Rosario e tenere vivo l’impegno di carità. Qui in Piazza sono presenti alcuni responsabili e ospiti delle nostre opere sociali. Nei giorni scorsi abbiamo accolto 160 bambini e ragazzi nei Centri Diurni, mentre nella Mensa “Papa Francesco” i nostri poveri, che per tutto il tempo della pandemia hanno ritirato il pasto caldo da asporto, sono tornati a sedersi a tavola per consumare assieme il pranzo; è ripreso anche il servizio docce, barbiere e parrucchiere. Nelle case famiglia sono arrivati diversi bambini provenienti da situazioni difficili e ora respirano un clima di amore e di generosità. Carità e fede. Erano questi i capisaldi della vita dell’apostolo del Rosario, Bartolo Longo, e ancora oggi guidano il cammino della Chiesa di Pompei». Ma il fondamento di ogni opera è sempre e solo la preghiera del Santo Rosario. «Per questo – annuncia Monsignor Caputo – ricorderemo con gioia, con un convegno, anche il 20° anniversario della Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae”, con la quale, il 16 ottobre 2002, San Giovanni Paolo II volle rilanciare il santo Rosario. Questa preghiera mariana è un vero e proprio itinerario verso Cristo che, mentre ci fa riflettere sulle tappe della Sua vita terrena, ci aiuta a mettere in pratica i Suoi Insegnamenti. Il santo Rosario è il fondamento stesso del nostro Santuario, secondo l’illuminazione interiore udita da Bartolo Longo: “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. È promessa di Maria. Chi propaga il Rosario è salvo!”».
Alle migliaia di fedeli, presenti sul sagrato della Basilica, si sono unite centinaia di migliaia di persone che hanno seguito il rito in televisione, grazie alle emittenti Tv2000 e Canale 21.