A cura della Redazione

Emergono i dettagli dell'operazione "Aristeo" condotta dalla Guardia di Finanza di Marcianise e coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, relativa all'adulterazione della mozzarella di bufala DOP.

Le Fiamme Gialle hanno dato esecuzione - su disposizione del Gip del Tribunale sammaritano - a dieci misure cautelari nei confronti di amministratori e soci di tre noti caseifici operanti nelle province di Caserta e Napoli e dei titolari di un allevamento bovino e bufalino della provincia di Caserta. Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza con l'ausilio dell'Azienda Sanitaria Locale, hanno infatti consentito di disvelare un vero e proprio sistema criminoso finalizzato all'adulterazione di prodotti lattiero-caseari e alla contraffazione della denominazione di origine delle mozzarelle di bufala campana attraverso l'uso nel ciclo produttivo di un additivo non autorizzato (idrossido di sodio, ossia soda caustica), utilizzato per abbassare il livello di acidità del latte dovuto alle scarse condizioni igieniche nel processo di lavorazione. Contestato anche il mancato rispetto dei vigenti protocolli sanitari a tutela dei consumatori e delle indicazioni tecniche del disciplinare del consorzio di tutela del marchio D.O.P. della mozzarella di bufala campana.

I soggetti coinvolti commercializzavano mozzarella di bufala con marchio "D.O.P." contraffatto, in quanto prodotta con l'aggiunta di latte vaccino (peraltro spesso inacidito a causa del lungo tempo trascorso tra il momento della mungitura e la lavorazione finale); adulteravano sistematicamente il latte usato per la produzione, con l'intento di mascherare il processo di invecchiamento ed acidificazione, aggiungendo alla materia prima dell'idrossido di sodio (soda caustica) - prodotto potenzialmente dannoso per la salute pubblica; ponevano dolosamente in commercio prodotti caseari realizzati con il latte così adulterato.

In alcune occasioni, gli indagati avevano acquistato ed immesso nel processo di produzione dei latticini, anche latte proveniente da allevamenti non indenni da TBC (tubercolosi) senza l'avvenuta adozione delle cautele imposte dal protocollo sanitario normativamente previsto.

Coinvolti nell'inchiesta tre caseifici: uno di Marcianise (Bellopede & Golino srl), uno di Frattaminore (Caseificio San Maurizio) e uno di Santa Maria La Carità (Casearia Sorrentino srl). Quest'ultimo avrebbe adulterato il latte che comprava - tra gli altri dalla Brescialat Spa di Brescia - con soda caustica per poi rivenderlo alle altre due aziende casearie coinvolte.

E' stato accertato, inoltre, che nel mese di giugno 2015 (dal 12 al 21 del mese), quattro allevatori di latte vaccino e bufalino di San Polito Sannitico (CE), titolari di altrettante ditte individuali, vendevano latte crudo proveniente dai loro allevamenti risultati non indenni da tubercolosi bovina.

Il caseificio Bellopede & Golino risultava addirittura essere socio storico del consorzio a tutela del marchio D.O.P. della mozzarella di bufala campana ed uno dei maggiori produttori nazionali. Per gli inquirenti produceva la mozzarella che vendeva con la certificazione di origine protetta utilizzando anche latte vaccino in violazione del disciplinare di produzione approvato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, che prevede che la mozzarella di bufala campana certificata sia prodotta esclusivamente con latte di bufala intero fresco proveniente da allevamenti presenti sul territorio di riferimento.

Dai sopralluoghi effettuati e dall'analisi della documentazione amministrativo contabile è emersa anche la sistematica alterazione dei documenti di trasporto del latte utilizzato per la produzione, rendendo così incerta la tracciabilità del prodotto.

Nell'ordinanza del Gip si parla di un «quadro allarmante» caratterizzato da «spregiudicata e sistematica violazione delle normative di settore, poste a tutela della salute pubblica». Nello specifico, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti dei cinque amministratori dei caseifici coinvolti; la misura del divieto temporaneo di esercitare l'attività imprenditoriale per la durata di sei mesi nei confronti di quattro membri di una famiglia di allevatori e di un intermediario commerciale di latte bufalino, ritenuti a vario titolo co-responsabili dei reati di adulterazione di sostanze alimentari, commercio di sostanze adulterate, frode nell'esercizio del commercio, commercio di sostanze alimentari nocive, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, vendita di prodotti agroalimentari con segni mendaci per la contraffazione della denominazione di origine. Oltre ai provvedimenti personali, è stato eseguito il sequestro preventivo delle quote societarie e dell'intero patrimonio aziendale delle tre aziende, per un valore complessivo stimabile in oltre 10 milioni di euro.

Le aziende sequestrate sono state quindi consegnate per la loro futura gestione ad un amministratore giudiziario, che potrà continuare l'attività commerciale nel pieno rispetto della normativa di settore, tutelando nel contempo i numerosi lavoratori impiegati. 

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