Il sindaco di Castellammare di Stabia, Gaetano Cimmino, scrive al ministro Matteo Salvini. La lettera trae spunto dall'episodio del "falò della vergogna" avvenuto l'8 dicembre scorso al rione Savorito, dove un manichino raffigurante un pentito di camorra fu bruciato su una catasta di legno, con un lenzuolo che campeggiava sulla testa: "Così devono morire i pentiti. Abbruciati". Una vicenda balzata ai riflettori della cronaca nazionale, che ha destato grande indignazione.
«Una sfida allo Stato che si è materializzata sotto gli occhi dei residenti del quartiere e che si ripete con cadenza annuale, a fronte della scarsa rilevanza che le hanno attribuito alcune precedenti Amministrazioni - scrive Cimmino -. Il tutto nonostante il piano sicurezza che avevamo predisposto con i rappresentanti delle forze dell'ordine. Non le sarà sfuggito quanto accaduto - dice il sindaco rivolgendosi al titolare del Viminale - né la mia reazione di sdegno e condanna nei confronti di un avvenimento che evidenzia l'esistenza di quartieri in cui la criminalità organizzata continua a fare la voce grossa».
Cimmino spiega poi che «da soli non possiamo farcela, dinanzi a simili accadimenti e anche in ragione della carenza di personale nell'organico della Polizia Municipale». Da qui, la richiesta di «elevare il livello di attenzione su Castellammare», chiedendo l'intervento del ministro «affinché venga incrementato sul territorio l'impiego del Reparto Anticrimine della Polizia di Stato e dei Carabinieri in modo che la gente perbene possa sentirsi al sicuro nella proprio città».
Cimmino conclude la missiva invitando il ministro a Castellammare. «I cittadini retsano fiduciosi in un suo intervento», si conclude il messaggio.
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