A cura della Redazione

Presunta corruzione, si "sgonfia" il caso Matachione. La Procura fa un passo indietro, con i pubblici ministeri che hanno avanzato la richiesta di archiviazione a carico dei due indagati: l’imprenditore farmaceutico Nazario Matachione e il colonnello della Guardia di Finanza, Fabrizio Giaccone.

La vicenda risale a tre anni fa, quando fu avviata un’indagine che portò all’arresto in carcere del col. Giaccone e dell’imprenditore farmaceutico. Stando all’ipotesi accusatoria iniziale, l’ufficiale delle Fiamme Gialle avrebbe ricevuto in regalo da Matachione un orologio Rolex e due viaggi assieme alla compagna, a New York e Parigi.

Il Tribunale del Riesame, però, revocò pochi giorni dopo l’arresto ad entrambi. Di fronte a quelle accuse non c'è stato nessun riscontro, nè del Rolex, che il colonnello aveva avuto in eredità dal padre, né dei viaggi, che erano stati compiuti anni dopo le verifiche della Guardia di Finanza, sotto il comando di Giaccone. Ai pm, dunque, non è rimasto che chiedere l’archiviazione nei confronti degli indagati. 

«Alla fine tutto passa... tutto scorre... era nell'aria che qualcosa stava cambiando - ha scritto sulla sua pagina Facebook Nazario Matachione -. Quel 14 ottobre 2014, che per molti sarebbe stato la fine di ogni cosa, per il sottoscritto è stata una "rinascita". In tutto c'è un perché, forse la Madonna mi ha voluto togliere tutto per purificarmi, per ridarmi una vita migliore. Mi ha fatto assistere al mio funerale da vivo, sospeso nell'aria vedendo chi soffriva per me, chi gioiva per quello che mi era accaduto, chi si arricchiva per la mia "morte". Ma il vero miracolo è stato uno solo... che non provavo dolore, che non riuscivo a provare odio per nessuno, ma provavo un unico sentimento: la tenerezza. Per questo ho perdonato - dice l'imprenditore -, questo è stato il vero miracolo. Grazie a questa esperienza ho scoperto i valori della vita. Prima ero troppo in alto per sentirli, anzi ero troppo sotto terra per sentirli. Non voglio dire la solita frase di ringraziamento ai magistrati, ma lo sento veramente. Potevano mandarmi a processo e tenermi nel limbo per molti anni. Invece hanno avuto il coraggio di ammettere l'errore. Questo fa onore, perché dichiarare i propri errori è di pochi. Il percorso non è terminato, da oggi tutto sarà diverso: Vivrò - ha concluso Matachione - con una maggiore consapevolezza: che la vita bisogna viverla nella massima semplicità ma soprattutto viverla per il prossimo cercando di fare solo del bene. Perché il bene trionfa sempre».

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