A cura della Redazione

Torre Annunziata, processo di Rampa Nunziante. Ieri è stata la volta di Mario Minichini, l’ultimo testimone dell’accusa . Decise di raccontare la sua verità un anno dopo il crollo della palazzina che provocò la morte di otto persone, di cui due bambini.

Disse quello che sapeva a don Ciro Cozzolino, sacerdote della chiesa della Trinità, che gli consigliò di parlare con carabinieri e Procura. E così fece. Ieri ha risposto alle domande del pm Andreina Ambrosino e dei difensori dei sedici imputati, respingendo innanzitutto le ipotesi di inattendibilità che riguardavano i suoi processi precedenti. «E’ vero – ha detto -, ho avuto dei problemi in passato a causa del mio vizio con l’alcol. Ma sono uscito da quel periodo buoi, ho fatto un percorso di disintossicazione e mi è stata ridata anche la patente».

Minichini ha raccontato della sua amicizia con l’avvocato Massimo Lafranco, spesso in giro con lui, e delle continue conversazioni a cui ha assistito. «Cuccurullo (morto insieme alla moglie e al figlio nel crollo, ndr). – ha spiegato Minichini - al ritorno da una sua vacanza all'estero si era lamentato con l'architetto Manzo per le crepe aperte nei muri e per gli infissi che non si chiudevano bene. Manzo riferì a Lafranco che Cuccurullo voleva chiamare i carabinieri perché i manovali non gli permettevano di entrare nell’appartamento al secondo piano dove erano in corso i lavori di ristrutturazione. Lafranco allora decise di chiamare l’amministratore Cuomo per convocare una riunione e tranqullizzare i condomici, riunione che si tenne la sera prima della tragedia. In quello incontro si decise di programmare per i giorni successivi alcuni interventi, che tuttavia non iniziarono mai perché la mattina dopo la palazzina crollò».

Prima di Minichini era stato chiamato a rispondere alle domande dei difensori  il super perito Nicola Augenti, che nell’udienza precedente aveva raccontato fatti e circostanze che avrebbe causato il crollo della palazzina, ovvero i lavori al secondo piano nell’appartamento in vendita da Lafranco a Velotto.

Tra un mese si ritornerà in aula dove saranno chiamati a deporre i testimoni di parte civile, tra cui il notaio che stipulò l’atto di vendita dell’appartamento tra Lafranco e Velotto. A gennaio deporranno invece, su loro richiesta, tre degli imputati: Velotto, Cuomo e l’architetto Bonzani, mentre gli altri si riserveranno di farlo sapere alla prossima udienza.