A cura della Redazione

Processo per il crollo di Rampa Nunziate: ieri è stata la volta di Gerardo Velotto, il proprietario dell’appartamento del secondo piano (compravendita ancora da perfezionare con l’avvocato Lafranco) dove erano in corso i lavori di ristrutturazione che avrebbero determinato, secondo l’accusa, il crollo della palazzina in cui rimasero vittime otto persone.

Si difende Velotto dall'accusa di omicidio colposo plurimo  e chiama in causa il direttore dei lavori, l’architetto Massimiliano Bonzani. “Non c’erano crepe nei muri né danneggiati i maschi murari. I lavori erano iniziati prima nel giardino, poi si passò all’interno con l’eliminazione di alcuni tramezzi”. Poi Velotto mostra un filmato realizzato in modo innocente dalla figlia in diversi momenti: 20 maggio, 18 giugno e 5 luglio, due giorni prima della tragedia. “Dal maschio murario si era staccato un pezzo di intonaco – mostra Velotto – ma era accaduto anche all’esterno. La riunione condominale la convocai io perché notai dei problemi alla colonna fecale, con un rigonfiamento tra il terzo e il quarto piano. La situazione non sembrava grave e i tecnici non erano affatto preoccupati. Nessuno sospettava nulla”.  

Velotto dichiara, inoltre, di aver denunciato l’avvocato Lafranco e il notaio Di Liegro perché non informato sul fatto che quell’immobile non aveva i permessi edilizi. Come pure riferisce che ha sporto denuncia per le minacce ricevute nei confronti dei figli minorenni.

Prossima udienza il 5 febbraio quando saranno chiamati a testimoniare gli altri imputati per raccontare la loro verità.