A cura della Redazione

Uccise il figlio di due anni e mezzo perché temeva che fosse affetto da autismo. La madre, accusata dell'omicidio, sarà sottoposta a perizia psichiatrica. La tragedia si consumò a Torre del Greco, nella spiaggetta del litorale in zona La Scala la sera del 2 gennaio 2022. La donna - Adalgisa Gamba, 41 anni - aveva il piccolo in braccio e lo gettò in mare. Forse avrebbe voluto anche lei porre fine alla sua esistenza. 

Dall'autopsia sul cadavere del bambino, emerse poi che l'omicidio era già avvenuto prima che il corpicino fosse abbandonato in mare (il bambino sarebbe stato soffocato), e successivamente recuperato dai sommozzatori. Vano fu il tentativo di due giovani che si trovavano lì di salvare il bimbo. Il loro nobile gesto però non è passato inosservato, tanto da ricevere un encomio da parte del sindaco della città corallina Giovanni Palomba.

La Procura di Torre Annunziata dispose il 3 gennaio seguente il fermo della madre, condotta poi nel carcere femminile di Pozzuoli, dove è attualmente detenuta. Per lei si è aperto il processo che la vede imputata di omicidio volontario.

I giudici della I Sezione della Corte d'Assise di Napoli, che hanno accolto l'istanza presentata dai difensori di fiducia, hanno disposto una perizia psichiatrica sulla donna per capire se al momento in cui compì il gesto fosse capace di intendere e di volere, come sostiene l'accusa (sostituto procuratore Andreana Ambrosino). L'incarico è stato affidato al dottor Alfonso Tramontano.

A testimoniare anche il carabiniere in forza alla Compagnia corallina, il tenente Marco Massimino, che giunse sul posto poco dopo avviando così le indagini insieme ai colleghi. Il militare ha evidenziato la presenza sul telefonino della donna di alcuni messaggi mandati al marito nei giorni precedenti la tragedia. Tra questi, uno in particolare: "Cicci (Francesco era il nome del piccolo, ndr) non vuole dormire. Secondo me vuole il ciuccio, o vogliamo farlo schiattare così si toglie il vizio?". Per i legali di Adalgisa, le frasi sarebbero da reinterpretare poiché accompagnate da emoticon di natura scherzosa.

Dalla perizia sullo smartphone, sarebbe inoltre emerso che la 41enne avrebbe effettuato alcune ricerche su Google su come uccidere un bambino e quali sarebbero state le conseguenze penali. Circostanze che portano gli inquirenti a ritenere che il delitto fosse premeditato. Di parere opposto la difesa dell'imputata, secondo cui invece tali comportamenti fossero da collegarsi al fatto che la donna non stesse bene mentalmente e psicologicamente ed era confusa.

Nel dibattimento si sono costituiti parte civile il padre di Francesco - che dal giorno dell'omicidio del figlio non ha avuto più contatti con la donna - e la nonna paterna del bambino.