Siamo a Pollena Trocchia, in provincia di Napoli. Un matrimonio come tanti: lei, lui e quattro figlie. Tutto cambia nel 2005, quando la tossicodipendenza e la ludopatia entrano in casa e cominciano a sgretolare ogni equilibrio. La prima mano alzata, il primo insulto, le minacce. E poi, giorno dopo giorno, la violenza che si ripete come un copione.
La frattura è inevitabile: si resta sotto lo stesso tetto, ma da separati in casa. I rancori covano, le accuse si trasformano in incubi. Lei tenta di riprendere in mano la propria vita e una nuova relazione sembra restituirle un minimo di respiro.
Ma l’escalation è dietro l’angolo. L’uomo – ormai ex marito – oscilla tra aggressioni e promesse di redenzione. “Cambierò, torneremo una famiglia felice. Ti vestirò d’oro come la Madonna”, ripete. Al rifiuto, risponde con parole che suonano come una minaccia: “Le cose si fanno a tempo debito”.
Quel momento arriva. Le mani annerite, l’odore di bruciato addosso, l’uomo si presenta ai Carabinieri con una carta d’identità carbonizzata. Ha dato fuoco alla casa di famiglia. Dentro non è rimasto nulla: mobili, vestiti, ricordi. Tutto distrutto, tutto nero come il carbone. Per fortuna, nessuno era all’interno.
Fisicamente, nessuno si è fatto male. Ma lei, osservando il buio che ha inghiottito le stanze, sussurra a una delle figlie: “Guarda che ha combinato… la mia casa, le mie cose”.
Il 54enne si consegna ai Carabinieri di Cercola e confessa. È accusato di maltrattamenti, incendio doloso, sequestro di persona e rapina. Gli ultimi due reati risalgono a poco prima dell’arresto: aveva fermato un passante davanti casa sospettandolo di una relazione con l’ex moglie. Gli ha strappato di mano il cellulare, cercando nel telefono presunte prove del tradimento. Poi lo ha rinchiuso in un cortile, impedendogli di andare via.
Ora l’uomo è in carcere. Dovrà raccontare al giudice le sue ultime 24 ore, ma soprattutto rispondere di anni di violenze denunciati dalla donna.