A cura della Redazione

La società civile di Torre Annunziata è scossa. Il furto avvenuto nella Biblioteca comunale "Ernesto Cesàro" - con i ladri che hanno trafugato importantissimi volumi del '500 e del '600 di inestimabile valore - ha destato sgomento e rabbia. In tanti si chiedono infatti - ed è questa la tendenza generale sui Social - come sia stato possibile per i malviventi, che verosimilmente hanno agito su commissione, considerata la particolare natura della refurtiva, accedere ai locali della biblioteca dal fronte strada, prelevare dagli scaffali "protetti" da semplici grate i testi ed andarsene indisturbati, avendo finanche "l'accortenza" di richiudere la saracinesca. Sulla dinamica saranno le forze dell'ordine ad indagare, e fondamentali risulteranno le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza comunale collocato in zona.

Sulla sicurezza di quei luoghi destinati ad accogliere e a preservare un patrimonio così importante, ci sarebbe tanto da dire. Più volte abbiamo evidenziato, anche sulle pagine del nostro giornale, l'inidoneità dei saloni della Biblioteca ad ospitare testimonianze preziose del nostro passato, che necessitano invece si sistemi di sicurezza e di conservazione all'avanguardia, questi ultimi - in particolare - utili ad impedirne il loro deterioramento nel tempo. Stesso discorso potrebbe farsi per i documenti raccolti nell'Archivio Storico di piazzetta De Nicola. Constatiamo solo che - per quanto riguarda la Biblioteca - non c'erano né sistema di allarme né telecamere interne. Quindi, sarebbe stato impossibile quantomeno accorgersi di quanto stava accadendo (figuriamoci impedirlo!)

Il mondo culturale torrese, come detto, è rimasto allibito e sconcertato da quanto accaduto. Una "ferita" - c'è chi ha definito il furto uno "stupro alla città" - che va ad intaccare quel senso di appartenenza e di orgoglio racchiuso in quei libri così preziosi.

Questa sera, martedì 19 settembre alle ore 19, il "Centro Studi Storici Nicolò d'Alagno" presieduto da Vincenzo Marasco, ha organizzato una veglia dinanzi la Biblioteca. «Porteremo una candela come gesto simbolico di vicinanza e solidarietà per il nostro patrimonio culturale così tremendamente danneggiato a seguito del furto. Tutti devono sapere ciò che è stato fatto alla città, non possiamo accettarlo!», dice il presidente Marasco.

Tra i beni rubati figura anche un capitello rinvenuto nella Villa B di Oplontis, custodito nella Biblioteca. La sua storia è stata tracciata dagli studiosi locali del gruppo Facebook "Discovering Oplontis - Torre Annunziata. Historiae Monumentis". 

La riportiamo di seguito. «Nell'ottobre del 1957, durante i lavori di scavo di un pozzo artesiano in un fondo rustico di proprietà della famiglia Vitiello, situato sul limite occidentale della collina delle Mascatelle, riemersero segni tangibili della presenza di opere murarie di epoca antica. Gli operai che vi lavoravano segnalarono la presenza di alcuni muri e un vuoto, forse quel che rimaneva di una stanza. Da alcuni sopralluoghi e altri saggi d'indagine archeologica effettuati durante il gennaio 1958 dall'aiutante Giovanni Campo, venne trovato un capitello ionico in tufo grigio di Nocera, con molta probabilità appartenente ad un importante complesso romano. Il ritrovamento di un così notevole reperto suscitò subito le apprensioni dei quanti fino a quel momento non si stancarono mai di spronare le istituzioni affinché si avviassero i lavori sistematici di scavo presso quella località. E la certezza che li vi era un qualche cosa di molto rilevante arrivò circa vent'anni dopo quando di pochissimo da quel punto emersero le antiche vestigia della dimora, ed emporio, di Lucius Crassius Tertius (conosciuta come Villa B di Oplontis)».

(La foto - che ritrae il capitello rubato - è tratta dal gruppo FB "Discovering Oplontis - Torre Annunziata. Historiae Monumentis")

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