A cura di Anna Casale

Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male.”(Eduardo De Filippo)

Oggi, 27 marzo, “Giornata internazionale del Teatro”. Ad un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria palcoscenici ancora vuoti. Per questo motivo celebrare uno dei nutrimenti della cultura è “vitale”.

Per il secondo anno consecutivo, causa Covid, si celebra a porte chiuse ma non lo si lascia in sordina, verrà ugualmente celebrata ma su palcoscenici “digitali”, tra web, tv, radio e social.

Giornata istituita nel 1961, su proposta del poeta finlandese Arvi Kivimaa, durante il IX Congresso mondiale dell’Istituto Internazionale del Teatro, organizzazione internazionale non governativa, con sede a Parigi e Shanghai, fondata a Praga nel 1948 dall'UNESCO e da illustri personalità delle arti di scena.

Ogni edizione della “Giornata mondiale del Teatro”, un personaggio di spicco del palcoscenico è chiamato a tributare l’Olimpo delle arti sceniche con un messaggio ufficiale tradotto in cinquanta lingue. Il primo fu letto dall’artista francese Jean Cocteau nel 1962.

Per il 2021 come testimonial è stata scelta Hellen Mirror, attrice britannica di eccelso talento che ha condiviso le sue riflessioni:

“Questo è un momento così difficile per lo spettacolo dal vivo e molti artisti, tecnici, artigiani e artigiane hanno lottato in una professione già piena di insicurezze. Forse questa insicurezza sempre presente li ha resi più capaci di sopravvivere, con intelligenza e coraggio, a questa pandemia. La loro immaginazione si è già tradotta, in queste nuove circostanze, in modi di comunicare creativi, divertenti e toccanti, naturalmente soprattutto grazie a internet. Da quando esistono sul pianeta, gli esseri umani si sono raccontati storie. La bellissima cultura del teatro vivrà finché ci saremo. L'urgenza creativa di scrittori, designer, danzatori, cantanti, attori, musicisti, registi non sarà mai soffocata e nel prossimo futuro rifiorirà con una nuova energia e una nuova comprensione del mondo che noi tutti condividiamo. Non vedo l'ora!”

Il Teatro il primo luogo deputato a riprodurre l’evoluzione storica e culturale della società nel tempo. Dove letteratura, poesia, intrattenimento, drammaturgia e satira si rappresentano e fondono in un connubio perfetto.

La prima forma di teatro vero e proprio risale al mondo dell’antica Grecia, 600 a.C, con le celebrazioni religiose in onore del dio Dioniso. Ai greci si deve la nascita della tragedia e l’introduzione delle maschere in scena per rappresentare l’età e le emozioni dei personaggi ma anche il sesso degli stessi: alle donne era fatto divieto recitare, per cui gli uomini indossavano maschere femminili per interpretarne i ruoli, ancora oggi la stessa modalità è rintracciabile nel teatro Kabuki giapponese, le maschere, però, sono sostituite dal trucco.

Anche l’antica Roma contribuisce a diffondere l’arte scenica riadattando in latino le opere greche. Durante il Medioevo una forma teatrale vera e propria non è facilmente rintracciabile, l’intrattenimento avveniva nelle corti per mano dei giullari. Il teatro moderno si sviluppa nel Cinquecento soprattutto con Shakespeare. Questa è l’epoca in cui il teatro raggiunge un livello artistico alto. Il Settecento e l’Ottocento sono i secoli in cui a far da padrone troviamo la commedia dell’arte ed il dramma borghese. Ma è nel Novecento che lo stile classico teatrale viene ad esserne affiancato da altri: il futurismo di Marinetti o Petrolini, l’introspettivo di Pirandello, dell’assurdo di Beckett, quello letterario di Pasolini per poi passare al teatro napoletano di Eduardo o alla farsa e alla satira di Flaiano. Ma soprattutto l’attore diviene fulcro della scena.

Grande importanza è da attestare al teatro amatoriale che nei nostri paesi, grazie ad una moltitudine di compagnie teatrali, è e potrebbe ancor più essere fucina di artisti del futuro ma purtroppo poco si fa per sorreggere chi ha il bisogno e la voglia di esprimersi e vivere di questo pane.