A cura di Anna Casale

Ti racconto un po'…Giovanni Taranto. Giornalista di nera e giudiziaria prima, nelle vesti di scrittore ora, ci racconta del suo primo lavoro letterario “La Fiamma Spezzata” (edito da Avagliano) e lo fa nei luoghi da lui scientemente descritti nel libro.

Incontro Giovanni in un giardino tra il profumo degli agrumi, in sua compagnia c’è la sagace Carla Fiorentino, sua agente letteraria che lo accompagna in questo percorso fin dalla prima parola battuta. Per l’intervista ho preparato una serie di domande da porgli ma la capacità dialettica e conversazionale dell’autore evolve l’intervista in una più libera e aperta chiacchierata.

Quando è nata in te la voglia di scrivere un libro e soprattutto quale era l’idea di fondo?

“La voglia di scrivere un libro c’è sempre stata ma per una serie di motivi come il tempo materiale, la concentrazione o la motivazione stessa ho sempre rimandato, poi per una serie di incroci con personaggi del passato mi si sono riaccesi dei ricordi, in più Avagliano era intenzionato a pubblicare un giallo scritto da qualcuno che avesse lavorato nel settore, io mi occupo di cronaca investigativa e giudiziaria da oltre trent’anni e grazie a Carla (Fiorentino) e al suo aggancio abbiamo intrapreso questo percorso. L’idea – continua Taranto- era di raccontare indagini avvenute in queste zone, ai piedi del Vesuvio, ed avere anche lo spunto per poter raccontare quelle che sono le nostre realtà, i nostri problemi, le nostre bellezze, quella che è la nostra filosofia, il nostro modo di vivere, insomma tutto quello che c'è di buono e cattivo, noto e meno noto. Perché credo che il modo giusto per raccontare una vicenda, un popolo, un modo di essere sia quello di farlo vedere a tutto tondo per dare il senso del vero ai personaggi che stai facendo vivere nel libro.”

Oltra all’indagine del protagonista, il Capitano dell’Arma Giulio Mariani, su cui verte la trama, cos’altro troviamo nel libro?

“Il giallo che ho voluto scrivere è mutuato dalla mia esperienza professionale. I meccanismi investigativi e giuridici sono quelli veri, l'applicazione del diritto e come funziona è quella vera. In tanti gialli resi in maniera letteraria o cinematografica c'è un caso al centro della vicenda, ci sono una serie di cose collaterali e la soluzione spesso ti viene porta così, all'improvviso, per un colpo di fortuna ma non ti hanno fatto vedere il percorso che c’è dietro. Si risolvono le cose in maniera non aderente a quella che dovrebbe essere la realtà procedurale. La vicenda investigativa – aggiunge- è in realtà usata anche come pretesto, fa da filo conduttore per poter parlare di una serie di fenomeni reali, culturali in una chiave anche sociologica. Farti vedere la gente di questa terra come parla, interagisce, si relaziona. Quali sono i meccanismi della gente comune.”

Quindi hai puntato una luce anche sulla realtà investigativa?

“Si! Perché non basta un’intuizione per risolvere un caso. Per avviare un’indagine c’è da seguire una procedura, una tempistica più o meno lunga, raccogliere prove solide che passino al vaglio dei giudici e basta un minino di errore, una firma mancante, una data errata o la conservazione di una prova in modo errata e tutto si risolve in nulla di fatto. Esiste il Ne bis in idem cioè l'imputato non può essere processato due volte per lo stesso reato. Inoltre ricordiamoci che, fortunatamente, noi in Italia siamo uno stato garantista, ciò significa dare tutta una serie di garanzie all'indagato, le quali, per un verso sono ottime, dall'altro complicano molto la vita degli investigatori.”

Com’è stato il passaggio dallo scrivere articoli giornalistici alla stesura di libro?

“Descrivere qualsiasi evento non è semplicissimo, farlo nel giallo è ancora più complicato. Nel libro non troverai soltanto un caso principale ma anche altri più piccoli, secondari che ne fanno da contorno. Questo poi è stato un esperimento anche perché io mi sono dovuto inventare un modo di scrivere. Ho cominciato a scrivere di cronaca a diciannove anni. La prosa giornalistica è totalmente differente dalla stesura di un romanzo, perché deve essere stringata, essenziale, deve tenersi entro certi limiti e poi soprattutto quando parliamo di cronaca bisogna dare il fatto senza opinioni, colore o sfumature.”

Nel libro come del resto nel quotidiano scrivi e ti occupi di legalità. Di continuo ci si scontra con episodi che vanno in contrasto con quello per cui ti batti e in cui credi. Hai mai avuto un momento di tentennamento e lasciare tutto?

“Io scrivo per mandare un messaggio, ho da sempre voluto essere strumento di approfondimento, di conoscenza, di informazione per cui penso che cercare di arrivare alla mente della gente sia fondamentale. Ognuno di noi ha una missione nella vita, uno scopo, delle peculiarità che possono essere usate per fare qualcosa di buono. Ad esempio c’è un grande artista che riesce a fare dei dipinti meravigliosi, quindi il suo contributo è quello di parlare attraverso il dipinto, chi lo fa attraverso la poesia, chi attraverso l'architettura insomma riuscire ad avere una visione illuminata di come far andare meglio le cose e farle capire.”

Riguardo alla legalità, tu sei il presidente dell’Osservatorio per la legalità di Torre Annunziata, quanto pensi che si faccia, realmente, oltre ai tanti proclama per contrastare la cultura dell’illegalità?

“Il problema è questo, ci si fa prendere dal meccanismo della delega, non si capisce che questo parlato all'infinito non arriva poi da nessuna parte. Fate, intervenite, aiutateci, bisogna che, si dovrebbe fare, provvedete non portano da nessuna parte. Dobbiamo renderci conto che bisogna cambiare proprio l'accezione grammaticale delle cose, bisogna fare e per fare intendo anche cogliere l’occasione per le piccole cose, anche il semplice gesto di raccogliere una foglia da terra è importante, è a partire da quella foglia che dai un segno tangibile.”

Siamo arrivati alla fine della nostra chiacchierata cos’altro vuoi dirci?

“Questo è un romanzo che fa lavorare il cervello, ti permette di camminare di fianco a Giulio (protagonista del libro) nelle indagini e riflettere con lui.”

“La Fiamma Spezzata” in pochi mesi è alla sua seconda ristampa, tra i libri più richiesti…un motivo ci sarà?! Non mi resta che augurare buon proseguimento d’indagine Capitano Mariani e a voi buona lettura.