A cura di Antonio Papa

Guido Amedeo Vitale nacque il 28 novembre 1872 a Torre Annunziata in Via del Popolo 67, nel pieno centro della città.

Il padre, Cavaliere Arturo Vitale, rappresentante della nobile famiglia siciliana dei baroni di Pontagio, era il responsabile delle imposte, trasferitosi a Torre per l’adempimento del proprio lavoro con la moglie Giuditta Napolitano.

Guido Amedeo, studente appassionato di lingue, frequentò l’Istituto Universitario Orientale a Napoli laureandosi nel 1891, a soli diciannove anni.

L’anno successivo partì per la Cina, avendo appreso tutte le lingue europee e orientali a solo venticinque anni, essendo stato assegnato presso la delegazione del Ministero nel compito di segretario interprete.

Durante la sua permanenza in Cina divenne uno dei più rispettati diplomatici esteri che operavano in quel territorio fino ad essere il referente principale dell’Imperatrice Cixi, arrivando al punto di sposare Maria Luisa Wang, dama di compagnia colta e raffinata, secondo alcune voci figlia segreta di Cixi.  

Al matrimonio e al successivo rientro in Italia, dopo aver subito gli eventi della rivolta dei Boxeur, lo ritroviamo padre di sei figli e con il ruolo in cattedra allo stesso Istituto Orientale di Napoli da dove era iniziata la sua istruzione, fino a diventarne Direttore nel 1916 e 1917.

Il 20 maggio 1918 il tragico avvenimento di cui ancora oggi ci si interroga se sia avvenuto per fatalità oppure sia stato organizzato ad arte per eliminare la sua figura in seguito ad intrighi internazionali, ipotesi legata al suo stretto ruolo di esperto di rapporti con l’Oriente.

Trovatosi in Galleria a Napoli, nel mentre cercava di dividere alcuni giovani all’interno del Caffè Umberto, venne colpito mortalmente da un colpo di pistola sparato da uno dei rissanti e furono vani i tentativi di curarlo all’ospedale Pellegrini, dove morì.

Pochi mesi dopo morì anche la moglie Maria Luisa Wang.

Con Guido Vitale scomparve un diplomatico e linguista di primissimo rango, colui che era stato l’interlocutore preferito dell’Imperatrice della Cina, l’unico che parlasse oltre al cinese uno svariato numero di lingue e dialetti orientali.

A Napoli i giornali napoletani si occuparono per diverso tempo di questa tragedia e, in seguito, gli venne dedicata una strada nel quartiere Stella mentre a Torre Annunziata venne quasi dimenticato.

Il ricordo della sua figura venne riscoperto e riproposto alla città di Torre Annunziata nell’ottobre del 2018 quando venne inserito nella Mostra dei “22 Figli Illustri di Torre Annunziata” e onorato alla presenza dei suoi discendenti presso il Palazzo Comunale.