A cura della Redazione
Caro Direttore, la situazione politica e sociale di Torre Annunziata è sotto gli occhi di tutti e si commenta da sé. Oramai sono del tutto evidenti i fallimenti dell’amministrazione Starita che si ripercuotono sulla città in termini di degrado crescente ed impoverimento complessivo della collettività torrese. Senza contare poi il completo disinteresse, misto a delusione e rassegnazione, che i cittadini manifestano nei confronti della classe politica torrese trasversalmente considerata. Non voglio rifare l’elenco delle cose non fatte e dei punti programmatici che, nella quasi totalità, sono rimasti inadempiuti. Né mi interessa rimarcare ancora una volta le critiche nei confronti di un Sindaco del tutto inadeguato ad affrontare le importanti sfide alle quali era, ed è chiamata, Torre Annunziata. Quello che mi interessa individuare, invece, è quale possa essere il metodo o sistema per sollecitare nuovamente i cittadini ad uscire dal loro torpore e farli rendere parte attiva e partecipe della vita politica della propria comunità. Questo tema lo pongo oggi, quando manca ancora un anno e mezzo alle prossime elezioni, anche perché, a mio avviso, se si vuole ridestare la fiducia dei cittadini, bisogna innanzitutto evitare di chiamare le persone a raccolta solo nell’imminenza delle elezioni, magari con la promessa dell’eventuale foraggiamento clientelare. Dico questo con grande preoccupazione anche perché coloro che avranno il compito di amministrare la città, dopo il totale immobilismo dell’attuale Amministrazione, si troveranno ad affrontare problemi enormi irrisolti e temi fondamentali per la nostra comunità: sicurezza, legalità, trasparenza dell’agire amministrativo, sviluppo, occupazione, aiuto alle fasce deboli, riqualificazione urbana, istruzione pubblica, turismo, cultura sono questioni sulle quali, prima ancora di decidere coalizioni e candidature, bisogna chiamare i cittadini a dire la propria. Questa è la sfida e questo è il terreno sul quale bisogna cimentarsi. A tale sfida nessuno che abbia a cuore le sorti di Torre Annunziata può sottrarsi e men che meno lo possono fare i Partiti e, con essi, le associazioni, i sindacati, le chiese, i comitati. Bisogna riaprire le porte, riacquisire una vera e reale capacità di ascolto, evitare personalismi, includere e non escludere e costruire un concreto programma di lavoro e di governo che preveda da subito, per ogni punto, fonti di finanziamento e tempistiche certe. Mai più dovremo trovarci di fronte a libri dei sogni che consentono a politicanti spregiudicati di prendere in giro la gente. Coinvolgimento totale e costante dei cittadini, quindi, sui progetti e sui problemi della città. E poi, contestualmente, nuove modalità di selezione delle candidature a partire da quella del Sindaco. A tal fine credo che lo strumento più idoneo possa essere quello delle primarie che da un lato consentono all’elettorato di rimettersi in moto e partecipare alla scelta del candidato e dall’altro impongono al candidato stesso di spiegare con chiarezza, ancor prima della competizione elettorale vera e propria, come vuole amministrare la città. A ciò va aggiunta l’attenta selezione dei nominativi da inserire nelle liste. In questo ambito i Partiti hanno una grande responsabilità e possono svolgere un ruolo fondamentale. Non basta, però, solo controllare casellari e carichi pendenti ma, in una realtà come la nostra, bisogna avere il coraggio di escludere dalle liste ed anche dagli incarichi politico amministrativi non elettivi (assessorati, organismi interni agli Enti, Società partecipate) tutti coloro che abbiano parentele o abituali frequentazioni con persone legate alla criminalità organizzata o nei confronti dei quali sia stato accertato con sentenza, anche se con intervenuta prescrizione, la commissione di reati non colposi. E non mi si venga a dire che ciò non è possibile: l’esperienza insegna che, in una città come la nostra, non bisogna arrivare in Prefettura o dai Carabinieri per informarsi sulla reputazione di chi si candida, sulla famiglia dalla quale proviene e sui suoi rapporti sociali. Basta solo partire in anticipo e non ridursi all’ultimo giorno per completare le liste. Mi rendo conto che tutto ciò non è facile e richiede onestà personale oltre che politica, coraggio e lungimiranza anche perché abbiamo davanti a noi tempi ancora più duri di quelli che stiamo vivendo. A nessuno, quindi, è più consentito essere indifferente se serba in se un minimo di amore per la città. A tal proposito mi tornano in mente le parole di Antonio Gramsci che, circa un secolo fa, scrisse: “Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?”. Ecco perché sono convinto che solo col contributo e con la partecipazione di tutti potremo veramente sperare in un futuro migliore per Torre. Diversamente continueremo su un percorso di penoso declino alla fine del quale non ci saranno ne vinti, ne vincitori. Luigi Monaco