A cura della Redazione
Credo che Bersani, uomo perbene - ma non più che questo - sia al capolinea; ha diritto, come chi ha vinto (ma non convinto) a provare, ma non entrerà, come Mosé, nella terra promessa; nel PD vedo piuttosto Barca e Renzi in pole position per il prossimo (a brevissimo) giro. La mia previsione è quella di un governo (magari di profilo "tecnico" e di scopo, cioè con personalità di area, ma senza leaders; PD e PdL non sono in condizione di governare assieme apertamente oggi, i rispettivi elettorati si ribellerebbero e toglierebbero loro molti più voti di quanti non ne abbiano già persi nel complesso, alle elezioni appena trascorse) che faccia approvare una nuova legge elettorale e chieda al nuovo capo dello Stato le elezioni anticipate. A parte il fatto che un Governo che sopravviva giorno dopo giorno raccattando voti alle Camere è un azzardo (un governo così si consegnerebbe in realtà a decisioni altrui, che potrebbero in qualsiasi momento "staccargli la spina" al Senato), gli otto punti della Direzione PD sono chiaramente o un programma di legislatura (per cui non c´è tempo, la legislatura sarà palesemente corta: le Camere sono divise tra tre frammenti di uguale forza e un frammentino, Monti, se si considera che il premio di maggioranza del Porcellum è andato non ad una maggioranza davvero forte nel Paese, ma solo alla minoranza per un pelo più forte, PD+ Sel) o un manifesto elettorale (anche Berlusconi porterà il suo in piazza, delle nuove elezioni si sente già l´odore). Aggiungo, sul piano costituzionale, una perplessità e una linea di possibile convergenza multipartisan: 1, Perplessità: Grillo sa che, prima di votare le sole proposte di legge che gli piacciono, il governo deve avere la fiducia? E´ disposto a fare varare un Esecutivo? Altrimenti, o per questo corre in soccorso il PdL (in questo caso il governo non avrà dentro né Bersani, né Berlusconi), o bisogna tenersi Monti per gestire le elezioni. 2, Proposta: in realtà, uno scambio alto e non "inciucista" sarebbe possibile: doppio turno di collegio con ballottaggio fra i primi tre candidati oltre una certa soglia minima, se nessuno avesse localmente la maggioranza assoluta, con collegata razionalizzazione di quello che oggi c´è già, cioè un allargamento dei poteri del Capo dello Stato, che col maggioritario a doppio turno è fisiologicamente raccordato, infine elezioni in autunno (occorre il tempo minimo per una revisione costituzionale). Si tratta di una proposta che guarda a un modello "similfrancese", provando a razionalizzare l´esistente e alla quale potrebbero aderire tutti, perché non prefigura equilibri politici, ma lascia che li determinino le scelte degli elettori. SALVATORE PRISCO* *Docente di Diritto Costituzionale alla Federico II di Napoli, Scrittore, Giornalista, Saggista