A cura della Redazione
Il 12 marzo scorso, ad una settimana dall´omicidio di Francesco Chierchia in via Vittorio Veneto, la lista civica Centro Comune aveva chiesto la convocazione di un Consiglio comunale monotematico per affrontare l´emergenza criminalità a Torre Annunziata. In quell´occasione, l´associazione, che può contare su tre rappresentanti nell´Assise cittadina, si era scagliata pesantemente contro il sindaco Giosuè Starita e l´assessore alla Sicurezza, Giuseppe Auricchio. Il primo, «costretto ad ammettere l’evidenza di una escalation criminale, va alla ricerca di un alibi improbabile e scarica le responsabilità sull’assuefazione della cittadinanza agli episodi di violenza e sulla mancanza di indignazione». Mentre Auricchio, «forse dimentica di aver smesso i panni del poliziotto per vestire, da sei anni a questa parte, quelli del superassessore, c’illumina su come la repressione da sola non basti, ma intanto invoca, pateticamente, i soliti “più uomini e più mezzi” per “blindare” la città. Ma ciò non era forse già avvenuto in precedenza? Non erano stati forse proprio Starita e Auricchio a sostenere, tentando di compartecipare ai meriti, che Torre aveva sconfitto il suo grande Male e aveva l’opportunità di risorgere?». A conclusione della nota, Centro Comune ribadiva la necessità di attivarsi per contrastare il fenomeno malavitoso, lanciando un appello a «quella fazione della maggioranza che non vuole restare appiattita sulle reticenze del sindaco e dei suoi più fidati collaboratori». A distanza di una settimana, il 19 marzo, il sindaco Starita ha replicato alle accuse inviando una nota protocollata al presidente del Congilio comunale, ai consiglieri e agli assessori. Nella missiva, Starita, rivolgendosi al «rappresentante di Centro Comune (Enzo Sica, ndr)» parla di «interventi tristi e ripetitivi, ricchi solo di ingiurie e contumelie che nulla hanno a che vedere con la politica. Che non rientrano nell´ordinaria dialettica maggioranza-opposizione». Il primo cittadino respinge con fermezza tutte le accuse, «innanzitutto perché bersaglio dell´attacco, questa volta, oltre alla mia persona è quello dell´assessore Auricchio. Al leader (così ama definirsi, d´altronde vi è chi dà prevalenza alle forme anziché alla sostanza) sfugge che Giuseppe Auricchio è un uomo che ha dato prova di sé nella lotta alla camorra». Starita sostiene, poi, che «l´impegno di questi anni dell´Amministrazione comunale contro la camorra, grazie soprattutto al contributo dell´assessore Auricchio, è stato netto, incondizionato e senza paura». La lettera prosegue con l´elencazione dei fondi ottenuti dal Comune per rilanciare lo sviluppo, «dai 12 milioni di euro del fondo Paes, ai 40 milioni del Piano di Azione e Coesione assegnati all´area Torrese-Stabiese. Ed ancora, la ZFU e tante altre iniziative. Invece - sottolinea Starita - dall´altro lato, la nostalgia di un leader sempre impegnato a narrare di una mitica età dell´oro, di un decennio di grandi progetti, tutti "distrutti" da questa Amministrazione. Ma la campagna elettorale non è finita da un pezzo?» si chiede retoricamente il sindaco. Che, poi, rivolge due domande al leader di Centro Comune. «Nei sette anni in cui ha ricoperto la carica di direttore generale del Comune - scrive il primo cittadino -, come mai non ha provveduto al licenziamento dei dipendenti comunali condannati per reati di camorra, pur in presenza di un espresso obbligo di legge?». Il secondo quesito posto a Sica è ancor più "pungente": «Nel verificare le liste elettorali che lo sostenevano, non si èaccorto che risultava candidato chi, più che impegnato a raccogliere voti, era dedito al traffico internazionale di droga? Una dimenticanza? Una distrazione? O cos´altro?». Starita conclude asserendo che «la presenza drammatica della camorra si affronta con una grande unità politica ed istituzionale. Reale e non di facciata. Almeno tra quelli che concretamente vogliono combatterla. Maggioranza ed opposizione su questo tema non esistono. Esistono, invece, persone che debbono ispirarsi ai propri valori, ai propri sentimenti. E le differenze, spesso, diventano abissali dal colore politico o dal taglio sartoriale del grisaglia...».