A cura della Redazione
La nuova fase politico-amministrativa della città di Torre Annunziata sta per avere inizio. Il sindaco Giosuè Starita si appresta, dopo mesi di riflessione, a passare il guado e ad approdare sulla sponda del Partito Democratico. In questa lunga intervista rilasciata al nostro giornale, il primo cittadino rompe gli indugi e parla espressamente di un “nuovo inizio”, “resettando” il passato e sancendo la sconfitta di chi ha tentato di sostituirsi al Pd quale partito guida. Il riferimento a Centro Democratico dei fratelli Alfieri è inequivocabile, anche se Starita non ha mai menzionato questa forza politica. Un ritorno al passato, quindi, con la certezza che solo con un grande partito alle spalle si possano fare passi determinanti per il rilancio del nostro territorio. Sindaco, la crisi economica ha messo definitivamente in ginocchio Torre Annunziata… «E’ vero, la condizione economica e sociale della città e della Campania continua ad essere drammatica. Le scelte compiute nel decennio precedente in tema di rilancio produttivo non hanno avuto gli esiti sperati. La crisi mondiale ha bloccato, ad esempio, la possibile espansione del settore nautico. Contestualmente i vincoli della finanza pubblica stanno ritardando gli investimenti infrastrutturali e gli sperati interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana. Inoltre, è sempre più avvertita l’esigenza di aprire una riflessione sul permanere di condizioni di allergia alle regole (verrebbe da dire alle norme fondamentali della convivenza) di strati non esigui della compagine sociale, con allarmanti segnali soprattutto tra le più giovani generazioni». Quindi sta dicendo che occorrerebbe una riflessione più severa sul ruolo della Politica e delle Istituzioni? «Certo, e tale severità, per essere credibile, deve cominciare da noi stessi, da me stesso. Da qui sono partito considerando indispensabile l’apertura di una “nuova fase” amministrativa che ho concepito come un “nuovo inizio”. Anche emblematicamente sarà così e l’opinione pubblica ne avrà contezza. Avverto un dovere di chiarezza e di trasparenza sulle mie determinazioni. Mancano tre anni alla fine della consiliatura ed avendone sette alle spalle ho maggiore consapevolezza su quanto è necessario. Oggi è, più di prima, vitale cambiare passo, determinare condizioni di maggiore efficacia dell’azione amministrativa: fare, non annunciare. In una città come la nostra – e non esito a confessare che su questo vi è stato un ritardo anche da parte mia – avere una coalizione coesa e fortemente ancorata a valori, comportamenti elettorali e tradizioni positive come quelli espressi dal centrosinistra è fondamentale». Ma il centrosinistra è rappresentato soprattutto dal Partito Democratico… «Lo so perfettamente, e per queste ragioni considero giusto ritornare alle mie origini. Lo faccio innanzitutto per la città. Perché essa ha bisogno del PD che ha mostrato, anche in questi anni nei quali ha sviluppato una dura opposizione nei miei confronti, coerenza e rigore che sono indispensabili: sono qualità che non ho difficoltà a riconoscere in chi mi ha combattuto a viso aperto, così come spero che venga riconosciuta questa mia sincera disponibilità a fare quanto è necessario per il bene della nostra comunità, senza inutili impuntature di orgoglio fine a se stesso. Lo faccio perché ci credo, perché nel periodo che abbiamo alle spalle sono stati commessi errori da parte di tutti e non sarò certo io a sottrarmi a questa critica. Ma so anche che chi ha maggiore responsabilità deve avvertire, più di altri, il senso delle cose giuste e meno di altri la sollecitazione alla personalizzazione dello scontro. Né parlerò degli errori altrui perché a 50 anni si diventa persuasi che ciascuno, se vuole, deve parlare dei propri». Indubbiamente senza un partito solido alle spalle è più complicato governare, soprattutto nelle nostre realtà... «Infatti. In questi anni ho sperimentato quanto sia complicato – e sostanzialmente impossibile - fare a meno di una forza politica che svolga una funzione guida, che abbia un peso nelle vicende nazionali, che abbia la caratura, l’autorevolezza e la credibilità di un grande partito di massa, gestito in modo democratico. Chi si è candidato a svolgere, al posto del Pd, questa supplenza in questi ultimi anni (l’ex Api, ora Centro Democratico, ndr) è uscito sconfitto; le ragioni sono tante e su alcune ritengo sia preferibile non approfondire. Io stesso, che avevo considerato possibile quel percorso, con grande onestà, devo ammettere che è stata compiuta una valutazione sbagliata. Sto, come è evidente, facendo valutazioni politiche che esulano da considerazioni soggettive (che pure sono state legittimamente espresse) perché qui non siamo alle sfide personali. Quando è in ballo il destino di una comunità bisogna avere il coraggio di fermarsi, riflettere, agire secondo coscienza. Scelte anche dure che comportano necessariamente iniziative dense di fermezza». Ha inizio, quindi, la cosiddetta “nuova fase” di cui ha fatto più volte riferimento nei suoi interventi in consiglio comunale? «Torre ha bisogno di una svolta. So di correre il rischio delle solite accuse su cui indulge costantemente una parte della stampa. Ma tra le accuse possibili ed il cambiamento indispensabile corro il rischio di fare da parafulmine, come forse è anche giusto che sia. Per questo io torno nel Partito Democratico. Non ho chiesto al Pd di venire nella maggioranza: sono io che vado lì, in quello che considero il mio partito, tra la mia gente, dove sono finalmente a mio agio. Ed al Pd, innanzitutto a quello della mia città, a quello che opera tra la gente ed in Consiglio Comunale, ma poi anche a Venanzio Carpentieri (segretario provinciale Pd, ndr) ed Assunta Tartaglione (segretario regionale Pd, ndr), al gruppo Regionale ed a quello Parlamentare chiedo di rinsaldare un rapporto, un legame, una solidarietà, un sentimento di amicizia che per me non si è mai interrotto, nonostante le difficoltà, i problemi, le contrapposizioni di questi tre lunghi anni». Sta chiedendo un aiuto al Pd per portare a termine questo suo secondo mandato elettorale? «Chiedo al Pd non solo di aiutare me, ma di dare una mano alla nostra comunità in un momento decisivo per le scelte sulle questioni del mare (Porto, bretella, Salera, depurazione), per l’ambiente (il Grande Progetto del Sarno), per la valorizzazione dei beni culturali (Grande Progetto Pompei e risorse per i siti Unesco), per lo sviluppo (le risorse per le aree industriali e la ZFU), per le indispensabili scelte da compiere a seguito di indirizzi forniti dagli uffici territoriali del Governo. Avviamo un processo che non deve sommare consiglieri comunali per garantire una maggioranza ma piuttosto raccordare esperienze che si cementano intorno ad un progetto chiaro, preciso, facilmente percepibile, fatto di tre o quattro priorità. Compiamo questo sforzo, intanto, per avviare opere non più rinviabili, strappare risorse su progetti da lungo tempo prospettati; chiediamo a quanti condividono non solo l’impostazione programmatica ma anche i giudizi espressi sui confini della coalizione di sostenere questa esperienza. Non rivendico un’assicurazione sulla durata, vedremo insieme che fare. Preciso che per me le prerogative del sindaco sono quelle prescritte dalla norma, ma considero il confronto e l’ascolto preventivo non una stanca prassi ma l’essenza della democrazia». Avere un grande partito alle spalle dà indubbiamente maggior sicurezza all’azione amministrativa, ma non sarà tutto così facile… «Lo so. Mi aspetta e ci aspetta una fase delicata e difficile che ha anche il compito fondamentale di costituire il presupposto per una stagione speriamo ancor più ricca di risultati per il PD e per il centrosinistra. Una scelta, quindi, non solo per oggi ma anche, forse soprattutto, per il domani». DOMENICO GAGLIARDI