Pubblichiamo una nota dell'avv. Salvatore Prisco, docente di diritto costituzionale all'Università Federico II di Napoli, nonché saggista. scrittore ed opinionista:
«Il popolo ha parlato (poco, in realtà: a Torre, come nel resto del Paese, la partecipazione crolla, segno di grandissima sfiducia nella politica) e il popolo ha sempre ragione.
Torre Annunziata non volta pagina e del resto il nuovo sindaco o il suo principale oppositore erano comunque facce indistinguibili della stessa medaglia, quella delle (troppe) giunte Starita, che entrambi hanno sostenuto assieme per molto (troppo) tempo, fingendo solo da ultimo di litigare: un noto proverbio toscano dice che i ladri di Pisa facevano credere la mattina di menarsi e poi la notte andavano a rubare assieme.
Guardando al piano nazionale, un leader è tale se include e Renzi è (è sempre stato) arrogante, divisivo, oltre che intellettualmente mediocre, senza cultura politica che non fosse superficiale, solo da twitter, insomma la caricatura dello statista che occorrerebbe: quello che tocca, muore (vedi il caso di Nicolini, sindaca di Lampedusa, che si era portata perfino da Obama).
Berlusconi, è onesto riconoscerlo, riesce ancora a parlare al suo mondo di riferimento e ora dovrà tenere a bada la Lega (a Genova il sindaco è loro) e Fratelli d’Italia (all’Aquila il nuovo sindaco simpatizza – si è letto – per Casa Pound). Prenda esempio da lui il campo opposto e speriamo ora che la sinistra vera riparta da Pisapia. La vicenda referendaria ha fatto tornare in molti la passione, o più precisamente una necessità morale, dell’impegno politico più diretto e dunque Renzi bisogna paradossalmente ringraziarlo. La lezione da trarre per chi non è di centrodestra è duplice: serve il massimo di unità possibile, ma non in chiave di protesta (dunque non alla Falcone e Montanari, né alla de Magistris) e se ne facciano perciò una ragione Bersani e Renzi (non devono amarsi, né dunque fidanzarsi, solo capire quale sia il loro interesse); non è vero che il Movimento Cinque Stelle ha fallito: è incapace di governare direttamente - questo è ormai chiaro - ma i suoi elettori, spostandosi su un candidato, pesano al ballottaggio: è la nota legge del “terzo escluso”, in realtà spesso determinante.
Sul piano locale, al nuovo sindaco - che merita il rispetto istituzionale anche di chi non l’ha votato - spetta mettere davvero in esecuzione i tanti progetti in campo, che la precedente direzione amministrativa ha fatto propagandisticamente vedere solo alla fine della sua corsa, a lungo fatta perlopiù di belle parole (Starita si ascolta e si ama molto), dopo anni di immobilismo e dopo avere subito anche una commissione di accesso. Ascione non è affatto un viso nuovo, ma se non altro non urla, almeno questo glielo si deve riconoscere. Speriamo che adesso si circondi di competenze e non dei soliti vecchi volponi. In Consiglio Comunale troverà forze fresche, come l’avvocato Germaine Popolo (un peccato che il suo partito non abbia investito di più su di lei; non c’è la controprova, ma forse una sua candidatura a prima cittadina avrebbe motivato di più gli elettori e anche persone non del PD) , o l’altro avvocato Pierpaolo Telese, ancora giovane, ma di matura esperienza, cui toccherà (più che ad altri, che lontani dal sottogoverno non possono alimentare il consenso) l’onere di un’opposizione esigente, funzione essenziale per stimolare e tenere sotto controllo chi governa: non conta che lui sia uno, perché dietro ha tanti cittadini perbene, insomma non è solo.
Ora ci saranno vacanze, ma alla ripresa (la più rapida possibile, non c’è tempo per rilassarsi) buon lavoro a tutti, nell’interesse della città».
(foto ottopagine)
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