A cura della Redazione

I finanzieri del Gruppo di Trento ed i Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Trento, hanno portato alla luce l’irregolare modus operandi di un infermiere, originario della provincia, che effettuava, regolarmente autorizzato, test antigenici nasali per Covid-19 presso il centro sportivo di una cittadina prossima al capoluogo.

I militari, insospettiti dall’altissimo numero di persone che quotidianamente affollavano il centro, hanno condotto degli accertamenti investigativi. Stando a quanto risulta dalle indagini, l’operatore sanitario, seppur provvisto della necessaria autorizzazione e del previsto accreditamento per le strutture sanitarie, operava compiendo gravi irregolarità nelle procedure per l’effettuazione, lo sviluppo ed il trattamento dei tamponi e nel conseguente inserimento degli esiti dei medesimi nella banca dati nazionale, da cui si determinava il rilascio delle certificazioni “green pass”, tali da compromettere totalmente l’attendibilità dell’esito del test.

E' scattato così l’intervento di Guardia di Finanza e Carabinieri, che hanno eseguito diverse perquisizioni ed il sequestro di due ambulatori, noti nella città di Trento, uno dei quali diventato una vera e propria “fabbrica” di tamponi verosimilmente falsi o comunque non attendibili.

In alcuni casi, oltre alle gravi irregolarità nelle modalità operative, si ipotizza che, in relazione al momento storico ed alle richieste di alcuni clienti, si potesse conseguire una certificazione di positività o negatività. Gli inquirenti non escludono un ipotetico accordo corruttivo tra paziente e infermiere, che potrebbe aver rilasciato falsi certificati di positività in cambio di denaro. Nel corso delle perquisizioni sono stati trovati documenti, diversa strumentazione informatica ed elettronica ed oltre 100.000 euro in contanti, presunto profitto illecito derivato dall’emissione dei certificati.

L’indagato era accreditato con l’Azienda sanitaria per effettuare tamponi antigenici rapidi. I tamponi effettuati in questi mesi sono stati migliaia, per un notevole giro di affari. Ciò che “attirava” la clientela era, anche, il “costo” competitivo: 10 euro invece di 15 euro, prezzo che normalmente viene praticato sul mercato.

L'infermiere indagato è stato segnalato all'Azienda Provinciale per i Srevizi Sanitari (la ASL di Trento) per la revoca dell’accredito, onde evitare la prosecuzione della commissione dei reati. La quale ha fornito totale collaborazione, provvedendo al blocco degli account nella disponibilità dell’indagato per inserire i risultati dei tamponi sulle piattaforme sanitarie