A cura della Redazione
Perché tocca sempre a noi? Non sarà che siamo stati oggetto di riti voodoo o macumbe che, mai come in questo caso, hanno volutamente toccato la profondità del nostro animo religioso? Avremmo una voglia matta di rispondere a queste domande, ma al momento abbiamo solo la possibilità di raccontare l’ennesimo smacco che sta subendo la città. E questa volta non c’entra il degrado urbano, la criminalità, l’incuria, l’abbandono. Ai noi torresi viene sferrato un colpo basso che provoca un dolore lancinante. Piazza Ernesto Cesàro perde un altro pezzo di storia. Della “nostra” storia. Non in senso strutturale, bensì in termini di utilizzo di edifici storici che da secoli la caratterizzano. Dopo il trasferimento dell’ospedale civile a Boscotrecase, chiude i battenti anche il convento dei frati francescani adiacente alla chiesa che molti torresi chiamano di “San Pasquale” (in realtà, si tratta della chiesa intitolata a “Santa Maria di Costantinopoli e Santa Teresa di Gesù”). La notizia desta preoccupazione e rammarico tra la folta comunità di fedeli della parrocchia, ma anche tra tutti gli altri cittadini. A comunicarcela è Padre Luigi Rossi, storico parroco della chiesa di piazza Cesàro: «Già, è tutto vero - dice il francescano -. Il convento, di fatto, è chiuso. I tre frati che lo occupavano, fra’ Nicola, fra’ Vincenzo e fra’ Giuliano, sono stati trasferiti in altre strutture religiose della regione Campania. Si tratta di una decisione assunta dalla Comunità Ecclesiale Francescana di Napoli che ha deciso di sopprimere la Casa religiosa dei Frati Minori di Torre Annunziata. Purtroppo - spiega il sacerdote - è stata una scelta dolorosa, ma necessaria. Dal momento che la struttura era diventata troppo grande per ospitare solo tre frati. Dunque, in un’ottica di razionalizzazione delle risorse dell’Ordine, si è preferito chiuderla». Con la partenza di fra’ Nicola, Padre Luigi, che attualmente è reggente della chiesa di Sant’Antonio a Torre del Greco, ha accettato la nomina ad interim di parroco anche della chiesa di Santa Teresa, recandosi tutti i giorni in piazza Cesaro per garantire l’apertura e la funzionalità della struttura. Un indubbio atto d’amore del frate verso la sua storica comunità ecclesiastica, ma che in effetti rappresenta solo un palliativo temporaneo. Infatti, è molto seria e probabile l’ipotesi della chiusura anche della stessa chiesa. «In tal senso - conclude Padre Luigi - l’ultima parola spetta alla Diocesi di Napoli, ovvero al cardinale Crescenzio Sepe. E’ lui che dovrà decidere se assegnare ulteriori frati alla struttura torrese oppure optare per la sua definitiva chiusura. Per ora, ripeto, non ci sono altre novità, se non quella della chiusura del convento». Dunque, sarà il cardinale a decidere. Ci piacerebbe conoscere quali criteri ed elementi verranno utilizzati per decretare la sorte di uno dei “monumenti” religiosi più antichi della città. Leggendo i cenni storici della chiesa di S. Teresa ci rifiutiamo di pensare che un “pezzo” così pregiato del patrimonio storico-artistico-culturale-religioso di Torre Annunziata venga disintegrato così senza motivazioni profonde ed articolate. La città non può farsi scivolare addosso anche questo ennesimo affronto. Mobilitiamo le nostre coscienze e rivolgiamo al cardinale Sepe un’istanza affinché scongiuri la chiusura della “nostra” chiesa di San Pasquale. TorreSette si rende promotore di questa iniziativa. I cittadini che intendono aderire possono utilizzare l’indirizzo torresette@torresette.it. ENZA PERNA (Dal settimanale TorreSette del 17 settembre 2010) UNA STORIA CHE HA INIZIO NEL 1639 La chiesa di piazza Ernesto Cesàro è dedicata a Santa Maria di Costantinopoli e a Santa Teresa di Gesù. Nell’accezione comune viene denominata anche di “San Pasquale” per la presenza dei Frati Alcantarini nel corso del XIX secolo. Fu costruita dal principe Giovanni Piccolomini nel 1639 insieme con l’annesso convento e donata all’ordine dei Carmelitani Scalzi nel 1645. L’atto provocò un contenzioso per la proprietà del sito tra signorotti dell’epoca (Casa Balzano e Conte di Celano) che portò alla restituzione di chiesa e convento al Principe, decisione assunta anche a causa delle difficoltà incontrate dai Frati Carmelitani a mantenere gli impegni di presenza assunti al momento della donazione. Piccolomini, a sua volta, decise di donare i due edifici al figlio Ambrogio, padre dell’ordine degli Olivetani (1651). La misura legislativa emanata da Giuseppe Bonaparte (fratello di Napoleone) il 13 febbraio 1807 decretò la soppressione di diversi ordini religiosi tra cui gli Olivetani. Di conseguenza il demanio regio incamerò il convento. La chiesa, invece, fu destinata agli esercizi spirituali della popolazione di Terravecchia fino al 1811, anno in cui divenne proprietà demaniale ed adibita a laboratorio di fuochi per l’esercito del Re. Con la restaurazione del regno dei Borbone, gli amministratori di Torre Annunziata, a cui nel frattempo era stato annesso il territorio di Terravecchia, chiesero la restituzione della chiesa al culto. Il Re Ferdinando II di Borbone restituì nel 1844 la chiesa e nel 1849 il convento. Negli anni successivi la chiesa fu ricostruita ed ampliata con le offerte dei fedeli e il contributo del Cardinale che la riconsacrò nel 1853. Il convento fu donato all’ordine dei Frati Alcantarini che lo ricostruirono nel 1856. Nel 1862, però, i Frati furono allontanati e due anni dopo l’amministrazione di Torre Annunziata chiese la disponibilità del convento per aprire un asilo comunale. Ma poi, dopo averne acquisito la piena proprietà, decise di trasformare la struttura in Ospedale Civile (1875). Ospedale che, come tutti sappiamo, ha cessato l’attività nel 2006. Alla chiesa di Santa Teresa fu annesso un piccolo convento, costruito nel 1934, su disegno del francescano padre Antonio Chiacchio. E dopo l’ospedale anche il convento ha chiuso i battenti proprio qualche giorno fa.